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Gerusalemme: Likud diviso, palestinesi non votano

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Il voto nella città santa che Israele, contro la legalità internazionale, ha proclamato sua capitale, vede lo scontro tra destra laica e religiosa. I palestinesi lontani dalle urne.

Articolo di: Michele Giorgio – Near Neast News Agency

Urne aperte oggi in Israele per il rinnovo di molti consigli comunali. Seguito con distrazione, l’appuntamento con le municipali al contrario ha una notevole importanza. Soprattutto per il voto a Gerusalemme, dove la zona Est (araba) è occupata dal 1967.

Come è accaduto sino a oggi per 46 anni, i palestinesi boicotterranno le urne (ad eccezione di una piccola minoranza) in segno di protesta contro l’occupazione e le discriminazioni che subiscono da parte della municipalità israeliana. Discriminazioni ben visibili solo facendo un confronto tra la zona ebraica e quella araba della citta’.

Il voto pone problemi al partito di maggioranza Likud-Beitenu, guidato dal premier Netanyahu, che si è spaccato. Il primo ministro appoggia il sindaco uscente (laico) Nir Barkat mentre il numero 2 di Likud-Beitenu, l’ex ministro degli esteri Avigdor Lieberman, sostiene la candidatura del religioso Moshe Leon. Già in passato il voto a Gerusalemme ha avuto importanti riflessi politici.

Una vittoria di Leon – che negli ultimi giorni ha cercato di recuperare voti facendosi fotografare allo stadio con la sciarpa al collo del Betar Gerusalemme, la squadra di calcio locale nota per i suoi tifosi ferocemente antiarabi – potrebbe fare di Gerusalemme ancora di più una città a trazione “ortodossa”: già oggi, nelle sue scuole elementari, il 39 per cento degli allievi sono figli di famiglie religiose.

E forse aprire la strada alla rivincita dei rabbini a livello nazionale dopo la clamorosa esclusione dal governo avvenuta in seguito alle elezioni parlamentari dello scorso febbraio. Il partito centrista laico Yesh Atid potrebbe essere costretto a lasciare l’esecutivo per far spazio a due liste ortodosse. Su Leon sta cercando di convogliare il voto massiccio degli ebrei ultraortodossi anche il capo del partito religioso Shas, Arie Deri.

Anche Tel Aviv sarà teatro di un’aspra sfida ideologica. Il sindaco laburista Ron Hulday, di fatto un rappresentante del mondo degli affari che ha riempito la città più prospera di Israele con grattacieli e centri commerciali, raccoglie la sfida di Niztan Horovitz: un parlamentare del Meretz (sinistra sionista), esponente di spicco locale della comunità gay. Sensibile alle proteste sociali, Horovitz invoca investimenti nei rioni proletari; l’assorbimento degli immigrati dall’Africa; nuove scuole, e case popolari. Hulday però è dato in grande vantaggio dai sondaggi e, a meno di clamorose sorprese, otterrà la riconferma che cerca.

Molti occhi saranno puntati anche su Nazaret, dove la parlamentare araba Hanin Zouabi, che nel 2010 era sulla nave turca Mavi Marmara diretta a Gaza arrembata in acque internazionali da commando israeliani (9 passeggeri furono uccisi), cercherà di diventare la prima donna-sindaco araba nella storia di Israele, mandando a casa il sindaco uscente Rames Jaraisy rimasto primo cittadino per quasi venti anni.

da perlapace.it


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