Tutte le energie assorbite dall’attività del giorno per giorno; poco, pochissimo tempo per pensare, per mettere quello che si tocca con mano sul campo, dentro un quadro logico complessivo, dentro un sistema coerente. Può essere riassunta in tre righe la mia attività di sette mesi da segretario regionale veneto del sindacato dei giornalisti. Un compito che ti assorbe per intero e che non ti lascia quasi tempo per pensare, per analizzare in modo generale la situazione perché ogni giorno devi affrontare una nuova vertenza, una nuova emergenza. E’ una rincorsa continua per cercar di difendere al meglio i colleghi, una rincorsa per evitare i licenziamenti, per trovare gli ammortizzatori sociali giusti, per cercare di ridurre al massimo gli impatti pesantissimi delle ristrutturazioni aziendali.
Il giorno per giorno rischia di svuotarti di energie, di lasciarti senza fiato. Ma quando arriva sera quello che hai chiaro in mente è che quello che stai facendo è di sicuro utile ai singoli colleghi che stanno subendo l’attacco delle imprese, ma che forse non è sufficiente. Dentro alla tua mente c’è una vocina che ti dice che non basta. Perché se come giornalisti non riusciamo a capire a fondo i processi che dobbiamo affrontare, il lavoro di ogni giorno sul campo rischia di essere inutile.
Rischiamo sempre e solo di giocare in difesa; se ci va bene calciamo il pallone in tribuna. Ma di sicuro in questo modo la partita non riusciremo mai a vincerla. E come me sono molte-i i Segretari e Presidenti di Associazioni regionali di stampa, costretti a lavorare in queste condizioni. Ma direi che tutta la struttura sindacale, non esclusi i vertici della Fnsi, lavora raso terra. Un po’ perché costretta dal pressing della crisi, un po’ perché non del tutto attrezzata per le sfide che dobbiamo affrontare.
E’ per questo motivo che ho deciso di ricavare il tempo per scrivere e inviare queste poche righe ad Articolo 21. Il senso del mio ragionamento a questo punto penso sia abbastanza chiaro: dobbiamo sforzarci, dobbiamo riuscire nel difficile compito di pensare al giornalismo del futuro, immaginare il giornalista del futuro tenendo conto di un’altra cosa che ho verificato sul campo in questi primi mesi da segretato veneto: se non facciamo noi questo lavoro di analisi e di fantasia non lo fa nessuno vista la pochezza di chi ci sta di fronte, degli editori e dei manager delle aziende. Dall’altra parte della barricata, da chi vuole solo tagli di posti di lavoro, riduzione di garanzie e di stipendi, non ci sono progetti, non c’è la minima idea di come affrontare le sfide che abbiamo davanti.
E’ anche per questo che penso sia necessario creare luoghi in cui facilitare la discussione, in cui analizzare, pensare, progettare, un nuovo tipo di giornalismo e di giornalista. E’ per me del tutto chiaro che sarà poi il sindacato, la Fnsi, attraverso i propri organi decisionali, ad approfondire i temi e a prendere le decisioni strategiche. Non penso affatto ad una “sede” di discussione che si sovrapponga alla Fnsi o ad una ennesima “corrente” politico-sindacale, di cui non si sente proprio il bisogno, ma anzi sento invece la necessità di un’ agorà di discussione che aiuti il nostro sindacato in questo momento di grande difficoltà.
* Segretario del Sindacato dei giornalisti del Veneto
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