L’attacco dell’ex alleato: Berlusconi decide da solo, con lui ogni confronto è impossibile. E su Alfano: anche lui massaggiato con il metodo Boffo.
“Nel 2010 fui buttato fuori dal Consiglio nazionale, che viene riconvocato adesso quando in molti stanno constatando come sia impossibile convivere con idee plurali in un partito che sconta il vizio di origine di affidarsi a un leader supremo che decide in totale solitudine, dove non e’ ammesso il confronto tra maggioranza e minoranza”. L’ex presidente della Camera, Gianfranco Fini, sollecitato in un’intervista torna sulle dinamiche che lo portarono all’esclusione dal Pdl che aveva fondato insieme a Silvio Berlusconi. Trovando analogie che quanto sta accadendo ora in seno al suo ex (oramai defunto) partito.
“Alfano – dice Fini – è stato bravo nel definirsi diversamente berlusconiano, ma ora il suo sentiero diventa ancor più stretto e impervio”, non a caso anche lui e i suoi collaboratori sono “stati massaggiati con il metodo Boffo”. Il segretario del Pdl, secondo l’ex presidente della camera, “dovrà fare i conti con un Berlusconi che diventerà sempre più estremista e radicale, che griderà al tradimento e accentuerà i toni nei confronti del governo, rendendo la vita impossibile a chi non condivide la sua impostazione. Quindi sarà costretto a scegliere da che parte stare”. Alfano è avvertito.
“Molti nel Pdl contestano in modo strumentale che il governo va sostenuto solo se fa quel che vuole il Cav”, aggiunge Fini, osservando che le larghe intese “al momento sono l’unica alleanza fattibile”. E ancora: “Il Ppe in salsa italiana potrà avere successo solo a patto che non riproponga la vecchia Dc in sedicesimo e se Berlusconi accentuerà i toni radicali e populisti, riciclandosi come nuova Lega o nuovo Grillo. In questo caso i moderati del Pdl potrebbero sentirsi meglio rappresentati nel Ppe italiano”.
Infine un accenno alle peripezie giudiziarie del cavaliere: il salvacondotto per Berlusconi, “è una richiesta che non ha senso perché viola ogni principio di legalità, non è nella logica della politica ed è inimmaginabile che il Pd e il presidente Napolitano possano accettare questa richiesta”.