Lo ha detto a Strasburgo il Commissario per i Diritti Umani Muiznieks commentando i casi Gangemi, Belpietro e Ricci. La riforma è insabbiata alla Camera dei Deputati
Da Strasburgo è arrivato un nuovo autorevole richiamo alle autorità italiane affinché adeguino la legislazione in materia di deffamazione a mezzo stampa. “I legislatori e i giudici italiani devono urgentemente prendere in considerazione la giurisprudenza della Corte di Strasburgo e far avanzare la libertà d’espressione in Italia. Le leggi e le procedure italiane sono inadeguate a proteggere la libertà d’espressione”, ha dichiarato all’agenzia ANSA il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Nils Muiznieks.
Il commissario ha preso spunto dalle ultime sentenze emesse dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (che accogliendo i ricorsi di Maurizio Belpietro e Antonio Ricci ha contraddetto il verdetto dei giudici italiani) e l’incarcerazione del giornalista di Reggio Calabria, Francesco Gangemi, condannato a una pena detentiva per diffamazione a mezzo stampa.
“La condanna al carcere per chi è ritenuto colpevole di diffamazione a mezzo stampa o di un comportamento non etico – ha detto Muiznieks – non è in linea con quanto sancisce la Convenzione europea per i diritti umani”. Inoltre, osserva Muiznieks, “tali misure minano la libertà d’espressione e conducono all’auto-censura, con effetti deleteri sulla democrazia”.
Alla Camera dei Deputati è ferma da mesi una proposta di riforma della legislazione in materia di diffamazione. Un anno fa, Muiznieks fece un forte appello all’Italia a fermarsi, a non dare il cattivo esempio, approvando al Senato una riforma della diffamazione a mezzo stampa senza procedere alla depenalizzazione. Neppure la nuova proposta di legge all’esame della Camera affronta questo nodo.
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