di Paolo Castelli
Spedita a Massimo Numa, che si occupa della Val di Susa; all’interno 120 grammi di polvere esplosiva. La prudenza ha sventato l’attentato, era pronta per esplodere
Una busta voluminosa contenente un hard disk è arrivata il 2 ottobre alla redazione centrale de La Stampa, indirizzata a Massimo Numa, giornalista che da tempo scrive della Val di Susa e dei No Tav. All’interno però c’era una vera e propria bomba: 120 grammi di polvere esplosiva compressa all’interno di un hard disk con un microchip che doveva funzionare da detonatore non appena fosse stata collegata al computer tramite cavetto usb.
La busta era stata spedita per posta ordinaria, era regolarmente affrancata ma senza mittente. Conteneva anche una lettera di accompagnamento, scritta al computer, che spiegava come l’hard disk contenesse dei video con immagini girate a settembre sui campeggi di lotta no tav di Venaus e Chiomonte in Val di Susa. Il pacco ha però insospettito i fattorini del giornale e lo stesso Numa che hanno deciso di chiamare la polizia. Gli artificieri e la Scientifica hanno poi accertato che si trattava di un ordigno in grado di esplodere in pochi secondi dopo il collegamento al computer.
Un altro ordigno, più rudimentale era stato recapitato alla Stampa il 9 aprile scorso. Il quel caso non era esploso per il malfunzionamento dell’innesco.
Il movimento no Tav ha preso le distanze dal fatto poco dopo la diffusione della notizia. “È evidente che dietro l’angolo è pronta l’ennesima campagna diffamatoria”, ha scritto sul proprio sito. “Il cerchio si chiude in fretta ed è evidente come vi sia una volontà esplicita di collegare il pacco con il movimento no Tav. Respingiamo al mittente ogni collegamento. Il movimento ha chiarito in più occasioni che non ha assolutamente né la volontà né l’interesse di creare danni alle persone. Pallottole e bombe non ci appartengono. Piuttosto continuiamo a sottolineare la faziosità e il comportamento indegno che alcuni cronisti e alcune testate hanno nei confronti del movimento stesso. Fatti come questo non ci impediscono di sottolineare lo squallido lavoro che lo stesso cronista Massimo Numa porta avanti in favore di interessi mafiosi e corrotti quali sono quelli del progetto Tav Torino Lione e di tutti coloro che da questa inutile opera trarranno profitto a danno dei cittadini. Fatti come questo ancora di più aiutano questi personaggi ad apparire come vittime quali non sono”.
Il comitato di redazione del quotidiano ha espresso la propria vicinanza a Numa “vittima di un attentato che ha messo a rischio la sua incolumità”. “Un gesto particolarmente odioso – ha scritto il cdr – che cerca di intimidire un giornalista che da anni lavora su fronti difficili e mette in dubbio la libertà di stampa che il nostro Paese ha conquistato a caro prezzo. Nessuna divergenza di idee può giustificare l’uso della violenza per imporre ad altri il proprio modo di vedere le cose o, peggio, per impedire a chiunque di raccontare dei fatti o di esprimere un’opinione. Il nostro giornale si è sempre battuto per l’affermazione di queste libertà fondamentali, un gesto vigliacco non basterà a farci tremare la mano mentre facciamo il nostro lavoro quotidiano”.