Una lunga intervista alla Civiltà Cattolica segna la svolta della Chiesa di Francesco: prima viene la persona poi la norma canonica. Il Vaticano non può produrre solo censure
Di Francesco Peloso
“Non possiamo insistere solo sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso dei metodi contraccettivi. Questo non è possibile”. Papa Francesco chiude la stagione dei principi non negoziabili come priorità assoluta della Chiesa. E lo fa in una lunga intervista rilasciata alla ‘Civiltà cattolica’, la storica rivista dei gesuiti italiani diretta oggi da padre Antonio Spadaro esperto, fra l’altro, di web e cyber-teologia. Si tratta di un testo lungo quasi 30 pagine e pubblicato anche su altre testate della Compagnia di Gesù sparse per il mondo. E’ in questo contesto che il Papa ha delineato una riforma della Chiesa non fondata solo sui cambiamenti istituzionali ma anche su una profonda riscrittura del rapporto fra fede e modernità.
Principi non negoziabili addio
Nel lungo colloquio con padre Spadaro Francesco ha sancito fra l’altro una svolta importante: non si vive solo di bioetica e principi non negoziabili, su questioni come l’aborto e le nozze gay “il parere della Chiesa, lo si conosce, e io sono figlio della Chiesa, ma non è necessario parlarne in continuazione”. Non solo, Bergoglio aggiunge: “gli insegnamenti, tanto dogmatici quanto morali, non sono tutti equivalenti. Una pastorale missionaria non è ossessionata dalla trasmissione disarticolata di una moltitudine di dottrine da imporre con insistenza”, bisogna anzi concentrarsi sull’essenziale.
Gay, Chiesa non ingerisce in vita personale
Anche sull’omosessualità il Pontefice conferma le aperture di qualche tempo fa e le precisa ampliandole. Sul tema di come la Chiesa giudica i gay, infatti, Bergoglio afferma: “La religione ha il diritto di esprimere la propria opinione a servizio della gente, ma Dio nella creazione ci ha resi liberi: l’ingerenza spirituale nella vita personale non è possibile”, “Dio accompagna le persone”. Francesco tocca poi un altro tema delicato: di fronte a una donna che ha abortito, poi si è risposata, si è pentita di quell’aborto e ha diversi figli, e ora vuole “andare avanti nella sua vita cristiana”, come si deve comportare il confessore? Insomma, misericordia e accoglienza vengono prima.
I vescovi non sono chierici di Stato
“I ministri del Vangelo – spiega ancora il Papa a proposito del ruolo dei vescovi – devono essere persone capaci di riscaldare il cuore delle persone, di camminare nella notte con loro, di saper dialogare e anche di scendere nella loro notte, nel loro buio senza perdersi”. Il pontefice riprende quindi una definizione che aveva dato tempo fa: “Il popolo di Dio vuole pastori e non funzionari o chierici di Stato”.
Troppe censure dal Vaticano
I dicasteri della Curia romana, rileva ancora il Papa, “quando non sono bene intesi”, “corrono il rischio di diventare organismi di censura”. Qui Bergoglio solleva un problema specifico: l’ipertrofia centralista della Chiesa. “E’ impressionante – afferma – vedere le denunce di mancanza di ortodossia che arrivano a Roma. Credo che i casi debbano essere studiati dalle conferenze episcopali locali”, i dicasteri della Curia possono aiutare ma non essere “gestori”.
Donne ai posti di comando
Un passo avanti significativo il Papa lo compie anche sul ruolo della donna: “la donna per la Chiesa è imprescindibile. Maria, una donna, è più importante dei Vescovi. Ma soprattutto: “il genio femminile è necessario nei luoghi in cui si prendono le decisioni importanti. La sfida oggi è proprio questa: riflettere sul posto specifico della donna anche proprio lì dove si esercita l’autorità nei vari ambiti della Chiesa”.
Il Vaticano II è irreversibile
Forte anche la lettura del Concilio proposta da Bergoglio, per il quale “la dinamica di lettura del Vangelo attualizzata nell’oggi che è stata propria del Concilio è assolutamente irreversibile”. I frutti dell’assise, rileva il Papa, “sono enormi”. Il pontefice fa l’esempio della “riforma liturgica” che “è stato un servizio al popolo come rilettura del Vangelo a partire da una situazione storica concreta”. Nel Concilio, prosegue, “ci sono linee di ermeneutica di continuità e di discontinuità”. E qui il Papa mette in discussione uno dei capisaldi del ratzingerismo, cioè il recupero della messa in latino pre-conciliare e la rilettura del Vaticano II prescindendo dagli elementi di discontinuità.
No a sicurezza dottrinale e restaurazione
Francesco sembra poi respingere le tesi dei tradizionalisti secondo i quali la Chiesa ha smarrito sé stessa cercando di aderire troppo alla modernità. “Se il cristiano è restaurazionista, legalista – afferma il Papa – se vuole tutto chiaro e sicuro, allora non trova niente. La tradizione e la memoria del passato devono aiutarci ad avere il coraggio di aprire nuovi spazi a Dio” . E quindi precisa: “Chi oggi cerca sempre soluzioni disciplinari, chi tende in maniera esagerata alla ‘sicurezza’ dottrinale, chi cerca ostinatamente di recuperare il passato perduto, ha una visione statica e involutiva”. Di più: in tal modo la fede diventa “una ideologia tra le tante”.
Non sono mai stato di destra
In passato quando era arcivescovo di Buenos Aires, il Papa ha avuto qualche problema a causa del suo decisionismo eppure, spiega, “non sono mai stato di destra. È stato il mio modo autoritario di prendere le decisioni a creare problemi”. Per questo oggi sta lavorando a una riforma della Curia che aumenti la collegialità.
Quest’articolo è stato pubblicato sul Secolo XIX