Siria: quanto pesano i ricordi di un padre

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I ricordi un padre contano. E parlando di Siria sono felice di averne parlato con mio padre, deportato in Germania.

di Riccardo Cristiano

I fatti personali c’entrano con un dramma come quello siriano? Sì, per me il mio baglaglio personale e familiare è decisivo nel determinare dove sto. Ecco perchè almeno qui, su un blog, voglio dire io dove sto, da che parte sto! Come essere umano, non come giornalista.

E scrivendo penso con emozione e commozione allo stupendo libro di Shady Hamadi, “La felicità araba”, che mi ha fatto piangere. Perché? Perchè leggendolo, mentre lui racconta la drammatica vicenda di suo padre, mi sono ricordato di quando, bambino, ascoltavo i racconti di mio padre. Che, come Shady, ho la fortuna di avere ancora con me.

Sì, sono figlio di un partigiano, combattente in Veneto al tempo, nelle Brigate Giustizia e Libertà. Una febbre da cavallo lo costrinse ad un’imprudente rientro in un centro abitato, dove un’altra imprudenza di un compagno lo fece finire nelle mani dei fascisti. Arrestato, doveva essere processato dai repubblichini. Ma i bombardamenti alleati resero impossibile il trasferimento, e lo consegnarono ai tedeschi. Che lo deportarono in Germania. Fu condannato a morte, ma la condanna, ovviamente, venne sagacemente trasformata in condanna ai lavori forzati, a vita.

Mio padre mi ha raccontato per anni gli orrori di cui è stato testimone, in particolare quel turno maledetto, quando doveva trasportare terra e calce verso un fossato, dove ci ha sempre detto tremante di ricordare “gli occhi della calce”. Non riusciva a dire di più, ma non sarà diffiicle capire.

La sua storia, la sua vita, mi hanno segnato, grazie a Dio. E non cambio. Non cambierò!

L’altro giorno sono andato a trovarlo, e gli ho parlato della Siria, della rivoluzione e delle forze fondamentaliste che la stanno “contaminando”. Lui mi ha detto che ha sempre saputo degli orrori del “biennio rosso”, degli errori commessi. Anche gravi. Non mi nasconderò dietro di lui per dire che tutto ciò non giustifica chi voglia negare i valori della RESISTENZA, chi vuole mettere tutti sullo stesso piano: per me sbaglia! Ieri come oggi io sto contro i dittatori. E mi ha fatto immensamente piacere che uscendo mi abbia detto: ” sei a favore di un intervento in difesa del popolo siriano? Fai bene, sono con te. Come quando gli alleati sbarcarono ad Anzio”.” Ecco, per il pochissimo che può contare per qualche amico e qualche lettore, dove sto. E perché. Varrà a poco, ma solo così mi sento in grado di seguitare a guardare negli occhi qualche amico siriano, come Shady Hamadi, e suo padre, vittima di una Gestapo che noi non vogliamo vedere.

da ilmondodiannibale.it


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