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Shoah. ‘Pagine Ebraiche’: Bartali storia esemplare, fu campione nella vita

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“Gino Bartali è stato un campione immenso, sui pedali e nella vita. Il riconoscimento dello Yad Vashem è il giusto premio per una vicenda umana esemplare”. E’ quanto afferma Guido Vitale, direttore della redazione di ‘Pagine Ebraiche’, il mensile dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane protagonista di numerose rivelazioni inedite sul coraggio di Gino Bartali durante il nazifascismo. La leggenda del ciclismo italiano è stato dichiarato ‘Giusto tra le nazioni’ dallo Yad Vashem, il memoriale ufficiale israeliano delle vittime dell’Olocausto.
A partire dalla testimonianza di Giorgio Goldenberg, il piccolo ebreo fiumano che ad Adam Smulevich raccontò di essere stato nascosto in un appartamento di proprietà del campionissimo in via del Bandino. “Sono vivo perché Bartali ci nascose in cantina”, spiegò Goldenberg, 81 anni, oggi residente in Israele a Kfar Saba. Le storie di ebrei aiutati da bartali sono venute fuori dopo la morte del campione. “Perché sebbene toscano loquace -spiega ‘Pagine Ebraiche’- Ginettaccio fu un eroe silenzioso: parlare dei suoi meriti extra ciclistici non era il suo sport preferito. ‘Non ci si fa belli sulle disgrazie altrui’: con questa frase liquidava quanti, giornalisti o curiosi, gli chiedevano insistentemente di quelle numerose sgambate tra Firenze e Assisi, dove consegnava alle suore del convento di San
Quirico documenti da falsificare, che grazie a sapienti tipografi sarebbero divenuti un prezioso lasciapassare per gli ebrei ospitati tra quelle mura”.
“Li teneva nascosti nella canna -si legge ancora sul sito del mensile dell’Ucei – sotto il sellino e nelle impugnature del manubrio. Con tutti gli incredibili pericoli che cio’ comportava. Una perquisizione da parte del nemico e con ogni probabilità il suo destino sarebbe stato un appuntamento davanti al plotone di esecuzione. Ma Bartali aveva un alibi inattaccabile (e infatti la sua bici non fu mai smontata): il motivo delle sue frequenti pedalate tra Toscana e Umbria era solo una questione agonistica, un faticoso allenamento per le grandi corse a tappe che sarebbero riprese una
volta cessate le ostilità”. Arriva da ‘Pagine Ebraiche’ anche la testimonianza di Giulia Donati, 91 anni, nascosta da due sorelle a Lido di Camaiore. Solo incidentalmente, come raccontato al mensile Ucei, non potè beneficiare dell’azione di staffetta clandestina di documenti falsi portata avanti da Bartali nel Centro Italia.


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