“I giornali non si risanano solo con i tagli dell’occupazione professionale. I sacrifici necessari per salvare il sistema devono essere bilanciati e sostenibili da tutte le parti in causa. Alle imprese – soprattutto quelle più importanti – è chiesta moderazione e un’attenzione ancora più alta ai valori della cultura editoriale, almeno allo stesso livello di quella che si dedica ai conti. Vale in primo luogo per i grandi quotidiani – Corriere della Sera e Repubblica – agitati da piani di riorganizzazione che suscitano molte riserve e presentano incoerenze evidenti. La Fnsi è vicina ai colleghi in stato di agitazione e segue solidalmente le vertenze aperte.
Le partite finanziarie delle imprese vanno esaminate in tutti i loro aspetti di attualità e valenza prospettica, sia in ordine ai patrimoni immobiliari e finanziari, sia in relazione ai valori morali e materiali espressi dalle testate e qualificati dall’informazione giornalistica. Tutto ciò che ha un nesso economico e di garanzia con l’attività editoriale va preso in seria considerazione, si tratti di un edificio storico o di vecchie e nuove dotazioni finanziarie che possono essere almeno in parte posti a tutela della prosecuzione ordinata dell’attività industriale editoriale per le contingenze difficili e per il loro rilancio.
Il Sindacato dei giornalisti fa la sua parte responsabile nella gestione di una crisi senza precedenti ma non può non richiamare con forza i principi dell’equità, del ragionevole rischio di impresa, avendo riguardo per la circostanza che i giornalisti non possono più pagare oltre misura. I giornalisti sono motore centrale e insostituibile della “produzione” delle aziende editoriali e, quindi, anche di una quadratura dei conti utile per tutti.
Ed è tempo di aprire, in presenza di partecipazione dei lavoratori, ai progetti di risanamento, nuovi processi di democrazia economica-editoriale”