Quirico, l’informazione e la censura soft

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Da circa due anni minoranze occidentali cosiddette “liberal” stanno conducendo una un’opera di manipolazione contro il regime di Assad (indifendibile). Manipolano nell’interesse oggettivo di liberatori dei quali non si è mai riusciti a distinguere e a sapere chi sono i – diciamo così – laici-liberali, alla tunisina per intenderci; chi sono i fondamentalisti religiosi, più totalitari del laico Assad; e chi sono i delinquenti di tutto il mondo che accorrono dove c’è da arraffare, sull’onda delle rivoluzioni vittoriose, qualcosa dei beni abbandonati dai regimi al tracollo. Intanto festeggiamo il nostro collega Quirico, per lui e per i familiari, ma anche per le verità di cui vorrà testimoniarci. Ci aspettiamo che ci  illumini non tanto sulla dinastia degli Assad, che conosciamo da tempo, quanto sui suoi avversari, ribattezzati rivoluzionari dal dottrinarismo americano e dalla liberté francese, molto bisognosa di far fare buoni affari alla sua industria delle armi: già esibita con successo da Sarkozy in Libia. Un accenno il collega ha già avuto modo di farlo a Ciampino, quando ha detto che “la rivoluzione mi ha tradito”. Anche lui doveva essere convinto, in partenza, di andare a raccontare una rivoluzione di libertà, cadendo come tanti di noi nella trappola che basti combattere una dittatura per essere partigiani della democrazia: e sia pure di una democrazia islamica, che nessuno sa dove si trovi (visto che l’unico tentativo di realizzarne una, più laica che democratica, fu fatto novant’anni fa in Turchia, e oggi  Erdogan innesta la marcia indietro islamica e forse fondamentalista).

Ma intanto, in attesa che parli Quirico alla magistratura e all’opinione pubblica, limitiamoci ad osservare la cautelosa equidistanza dell’informazione italiana nell’identificare, anzi non identificare i responsabili del rapimento. Corriere della sera: Liberato l’inviato della Stampa rapito in Siria (da chi?), “la rivoluzione siriana ‘stata tradita” (da chi?). La Repubblica: Liberato Quirico rapito in Siria. “La rivoluzione mi ha tradito (da chi?). L’Unità (fotonotizia in prima): “Liberato Quirico. Era da 5 mesi prigioniero in Siria”.  La Stampa: Domenico Libero, prigioniero da 5 mesi, “Non mi hanno trattato bene” (chi? Assad, al Qaeda, delinquenza comune?) Il Giornale (pg.12): Liberato il reporter italiano,venne rapito 5 mesi fa”. Solo il Messaggero, con un secondo titolo a pag.12, spiega: “Tenuto in ostaggio da criminali comuni vicini ai guerriglieri”. Ossia dai cani sciolti della guerriglia anti-Assad, quella che aspetta le bombe di Kerry, Obama e Holland, in nome dell’esportazione democratica o della vendita dei Raphele, supercaccia bombardieri francesi  in concorrenza con gli F38. Come giornalista, questo mascheramento dei fatti (la verità avrebbe forse giovato al tiranno di Damasco?) mi addolora, come democratico ancor più. Allora, viva la faccia di Ferrara, che sul Fatto, da buon veterostalinista non più papista, invoca la guerra: ”In Siria ci si doveva immischiare per tempo. Ora occorre la forza”.

* da Europa Quotidiano


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