Avevamo quasi timore ad abbracciarlo per paura che si rompesse”. Così Flavio Corazza racconta la prima impressione al ritorno in redazione di Domenico Quirico, lunedì scorso a La Stampa, in via Lugaro, a Torino. ” È come quando incontri un parente o un amico che ha subito un’operazione, appena uscito dall’ospedale. Dimagrito, fragile, con l’abito che casca largo”. I colleghi a La Stampa in verità non hanno mai perso la fiducia di rivedere e riabbracciare Quirico. Ma non sapevano nulla, al di là della granitica fiducia, che fosse vivo. Questi cinque mesi – dice ancora Corazza- sono stati lunghi e silenziosi. Ogni settimana il Direttore Calabresi andava a Roma, a fare il punto con l’Unità di crisi della Farnesina e manteneva regolari rapporti con la famiglia e con la Ministra Bonino. Ma c’era poco da dire, perché poco si sapeva e dal racconto successivo che Quirico ha incominciato a dipanare sulle colonne del giornale si è capito perché . ” L’impressione era che più volte si fosse sfiorata la soluzione-racconta Flavio Corazza- tanto che, a un certo punto, un collega era stato mandato in gran fretta a Beirut, perché l’epilogo sembrava vicino”. Poi, con il precipitare della situazione internazionale e la minaccia di intervento americano, si era capito che nuovamente la fine della prigionia di Quirico poteva essere vicina, visto che era di tutto interesse dei banditi in questo caso liberarsi degli ostaggi, prima che fosse troppo tardi. E quindi la tensione è aumentata in redazione. Ma quando alle 19 di domenica 8 settembre l’Unità di crisi della Farnesina ha avvertito che Quirico era libero, la notizia in redazione ha avuto l’effetto di una bomba. ” Anche se l’abbiamo resa pubblica solo alle 21, quando Domenico era già sull’aereo, insieme agli uomini dei servizi che erano andati a prenderlo al limitare di quel campo in cui Quirico è stato liberato, insieme al suo collega belga di prigionia”. Poi la notizia dell’atterraggio a Ciampino, le prime immagini della carezza della Ministra Bonino al volto un po’ sorpreso del suo paesano (Bra, città natale di Emma Bonino, dista pochi chilometri da Govone, paese di Quirico), l’incontro il giorno successivo con il Primo Ministro Letta e il suo Vice Alfano, che ha suscitato lo stupore e la curiosità di Quirico, partito con l’aspettativa di Bersani premier e ritrovatosi, come in certi film di fantascienza, quando il protagonista si risveglia in un lontano futuro, con il Governo di larghe intese. Infine l’incontro diretto, in redazione, e i primi racconti, ai colleghi in modo estremamente sintetico, ai lettori in modo serrato, preciso, concreto. Come certi racconti di guerra in Abissinia o in Russia, letti sui libri o raccontati da genitori, fortunati ad essere tornati. Quirico è allenato alla vita dura. Prima della prigionia faceva venti chilometri al giorno di corsa e pesava 57 kg. Ora ne pesa 53. E non ha perso un grammo di lucidità. Continuerà nei prossimi giorni il suo racconto, da inviato speciale. In questo caso molto speciale. I colleghi torinesi e piemontesi lo festeggeranno venerdì 13, nel pomeriggio, nella casa dei giornalisti, a Palazzo Ceriana, a Torino, sede dell’Ordine e del Sindacato dei giornalisti. La Città di Torino alle 18,30, sempre di venerdi, al teatro Carignano, insieme al Direttore Mario Calabresi.