Con questa ulteriore sanatoria le lobby dell’azzardo hanno fatto bingo. In questi giorni ne hanno parlato ovunque e molti hanno gridato allo scandalo. Da 98,5 miliardi sono scesi a 2,5 miliardi e ora il governo Letta vuole ridurre a 618 milioni. Facendo ciò si dà scacco matto alla legalità! Facendo ciò si rischia di incentivare l’offerta dell’azzardo nei nostri territori. Ma chi sta con i giovani e in mezzo alla gente, chi sta a contatto con la sofferenza non può tacere là dove viene calpestato il benessere delle persone a discapito del fare cassa.
È notizia di questi giorni che un’indagine della procura ha portato alla scoperta di scommesse sullo sport gestite e sotto il controllo della malavita. Oggi chi si ‘appresta ad azzardare’ non sa nemmeno con chi sta contrattando se con il Monopolio o con soggetti illegali. Giorni fa la Camera Commercio di Milano ha reso noto che in Italia sono aumentate del 32,1% in un anno le imprese che si occupano di azzardo, ma a quanto pare rimane stabile il fatturato. Dove vanno a finire i soldi!?
La cosa che maggiormente mi preoccupa è come ritroveremo i nostri territori! Come potremo intervenire su un disastro che ci ha già travolti? L’azzardo è l’unico settore che continua a crescere distruggendo innumerevoli famiglie, la nostra cultura, la sana economia e ormai molti negozi con tanti anni di storia. Tutto per adempiere ad un disegno che è ben chiaro per alcuni: fare cassa costi quel che costi.
Mi sembra doveroso da parte di tutti quindi intervenire: entrare nei bar e nei vari locali e disincentivare le persone a “giocare”. Come sottolineato in più occasioni dal Santo Padre dobbiamo impedire di farci rubare la speranza. Entriamo nelle scuole per spiegare ai bambini e ai giovani il mondo in cui stiamo vivendo. Penso a quell’insegnante della scuola primaria di primo grado che ha raccontato in classe della scelta no slot di alcuni bar e ha creato così soldati armati di consapevolezza pronti a combattere dentro, e per, il loro territorio. I bambini ne hanno parlato in famiglia, ne discutevano nei centri sportivi e quella conoscenza, divenuta esperienza vissuta, è contagiosa e smuove le montagne.
Sosteniamo i locali che dicono il loro no all’azzardo mettendoci anche la faccia cercando di portare loro l’adesivo da appendere per testimoniare la scelta. Questi esercizi vanno sostenuti in ogni modo, dando loro visibilità e inducendo anche le istituzioni a farlo. Impegnamoci a frequentarli e non lasciare soli i loro gestori, hanno fatto una scelta importante per tutti e non dobbiamo fare in modo che debbano pentirsene o pagarne le conseguenze. Solo prendendoci tutti carico di questi esercizi virtuosi cambieremo la cultura del puro guadagno!
Mi viene in mente quel giorno quando con Matteo, figlio di Massimo, sono entrato in quel bar e mettendo la mano sulla spalla del papà l’abbiamo aiutato a staccarsi dalla slot. Si, cari miei, solo entriando e scardiniando questa relazione duale uomo-macchina portiamo la gente a ragionare e solo così si vince! All’interno di quel bar c’erano altre persone che, visto il gesto, si sono lasciate interrogare la coscienza. Non chiedetemi come, ma di certo non ha vinto l’indifferenza! E allora voglio fare mio il pensiero di don Boschetti, fondatore della Casa del Giovane di Pavia:’Basta con l’ipocrisia delle parole!!! I giovani oggi credono solo nei fatti di uno che paga con la propria vita’. Coraggio insieme si può, dobbiamo cominciare a pensare la fase #noslot2.0
@simonefeder