A Napoli l’iniziativa per ricordare Giancarlo Siani, e con lui tutti i colleghi che hanno dato la vita per il loro lavoro
“Ossigeno per l’Informazione” apprezza la decisione del Comune di Napoli e della Regione Campania di esporre al Museo PAN la Mehari di Giancarlo Siani, l’auto scoperta guidata dal giornalista il giorno in cui fu assassinato a Napoli il 23 settembre 1985, come un simbolo che ricorda tutti i giornalisti uccisi e tutti i cronisti minacciati in Italia.
L’esposizione della Mehari parla dunque di Cosimo Cristina, Mauro De Mauro, Giovanni Spampinato, Giuseppe Impastato, Mario Francese, Giuseppe Fava, Mauro Rostagno, Giuseppe Alfano, Carlo Casalegno; ci vuole dare l’occasione per ricordare anche i giornalisti uccisi fuori dai confini italiani: Italo Toni, Graziella De Palo, Almerigo Grilz, Guido Puletti, Marco Luchetta, Ilaria Alpi, Gabriel Gruener, Antonio Russo, Maria Grazia Cutuli, Raffaele Ciriello, Enzo Baldoni, Vittorio Arrigoni…
Sulla Mehari ci devono essere idealmente anche tutti quegli invisibili operatori dell’informazione (giornalisti, blogger, fotoreporter, cameramen, autori televisivi e teatrali, scrittori) che – proprio come Giancarlo Siani e gli altri giornalisti uccisi – che subiscono intimidazioni e soprusi perché raccontano ai cittadini i peccati e le magagne del potere e le infiltrazioni criminali nella vita politica e sociale.
Ossigeno, osservatorio promosso dalla FNSI e dall’Ordine dei Giornalisti impegnato a documentare le minacce rivolte ai giornalisti, si impegna affinché la mostra riesca a mantenere questi ambiziosi impegni e riesca a fare comprendere che ovunque, anche in Italia, le limitazioni della libertà di espressione e di stampa sono gravi violazioni di diritti umani fondamentali. L’esposizione della Mehari di Giancarlo può rompere il tabù che spinge a tacere queste cose, a dire che nell’informazione italiana “tutto va bene” anche se non è così. La Mehari riuscirà a risvegliare la memoria e le coscienze? All’inizio di questo viaggio, che immaginiamo lungo, questo è solo un sogno ad occhi aperti. Ma strada facendo questo sogno, ne siamo convinti, si realizzerà, con l’aiuto e la fantasia degli uomini e delle donne che saliranno a bordo e di coloro chi – nella società e fra coloro che guidano le istituzioni – crede veramente nella libertà.
Parlare di Giancarlo Siani e di tutti gli altri giornalisti e operatori dell’informazione uccisi a causa del loro lavoro; scoprire che per ragioni analoghe, in tutta Italia, ai nostri giorni, centinaia di giornalisti subiscono minacce e abusi, sapere perché alcuni di loro devono essere protetti da una scorta armata; sapere perché In Italia accadono cose tanto terribili che invece non si verificano negli altri Stati dell’Europa occidentale, oggi è necessario.
Non conosce l’Italia chi non sa queste cose, chi non conosce i nomi e la storia dei giornalisti uccisi o minacciati, chi non sa cosa hanno scritto, cosa hanno fatto, perché i loro articoli hanno suscitato reazioni violente e rappresaglie.
Chi segue la vita politica e crede nella libertà di parola deve chiedere che le leggi italiane proteggano più adeguatamente, come dovrebbero, i giornalisti che fanno bene il loro dovere; deve sollecitare le autorità italiane che da anni ricevono continui richiami dall’ONU e dall’Europa affinché queste leggi siano adeguate. Devono sapere che questa è una questione urgente, perché fino a quando non avremo leggi adeguate i giornali non potranno scrivere liberamente tutto ciò che accade e i cittadini non potranno sapere tutto ciò che hanno il diritto di sapere. Se il nuovo viaggio della Mehari riaccenderà l’attenzione su queste cose, sarà un grande viaggio.
ASP – OSSIGENO