“Se si vuole battere l’evasione, il sistema c’è. E funziona. Se c’è ancora l’evasione, significa che la si vuole”. Lo ha detto Vincenzo Visco, durante la presentazione del libro “L’evasione spiegata ad un evasore”, portando come prova i dati positivi di quando era ministro delle finanze. Ma la stessa considerazione vale anche per la lentezza dei processi, dove le soluzioni sono note da tempo, ma mai attuate. Allora si conferma l’idea che alcune inefficienze siano non un ritardo, ma l’effetto di scelte politiche precise. Evasione fiscale e impunità legale sono il vero programma politico di Berlusconi da sempre. Il brodo di coltura dove prospera il ricco e il prepotente. Quello che lavora in nero e aggira la regola appena può. Le parole di Visco allora acquistano il significato di un paradosso. Stiamo affannandoci per trovare qualche miliardo per non non sforare i limiti di finanza e ne perdiamo centinaia l’anno per evasione, pur avendo mezzi sperimentati e noti per recuperarla. Sembra tutto incomprensibile. Ma poi viene in mente che al governo c’è un grande evasore e un nemico della legalità. Che non solo non ha fatto nulla per velocizzare i processi, ma si è fatto confezionare dalla sua sartoria legale provvedimenti ad hoc, affinché la lepre della prescrizione arrivasse prima della tartaruga della sentenza. Ecco, finché ci sarà il governo di larghe intese con un soggetto così, gli evasori e i prepotenti potranno stare tranquilli. Noi no.