La musica degli amici contro il silenzio dei Superiori. Ferrara e l’associazione Federico Aldrovandi ricordano così sabato 21 settembre l’ottavo anniversario. In via Ippodromo, vicino al luogo dove 4 agenti di polizia picchiarono e uccisero un ragazzo che oggi avrebbe 26 anni, ci sarà un palco sul quale dal pomeriggio a mezzanotte suoneranno gruppi musicali, noti e meno noti, tutti accomunati dalla volontaria e gratuita adesione al concerto. I nomi vale la pena di farli, mescolando emergenti, presunti tali e nomi affermati. E allora: I Nuovi Ranti, Dubby Dub, Hate the Nation, Andrea Dodicianni, Massimo Bubola, Alessandro Fiori, Andrea Appino, Marina Rei, Majakovich, Strike. Presenterà Mauro Casciari della trasmissione tv “Le Iene”.
Musica che si contrappone al silenzio assordante di governi, ministri, ministeri, capi della polizia e questure. Il silenzio che ancora un volta in questa storia ci fa sperare invano e rimpiangere uno stato trasparente, non omertoso, aperto, sincero e garante dei diritti e della legge. Una sorta di “segreto burocratico” nasconde la condizione lavorativa e personale dei quattro pregiudicati condannati perché, hanno scritto i giudice della Suprema Corte, “sferrarono numerosi colpi contro Aldrovandi, non curanti delle sue invocazioni di aiuto e la serie di colpi proseguì anche quando il ragazzo era stato fisicamente sopraffatto e quindi reso certamente inoffensivo”.
Scontata la pena di sei mesi, chi in carcere e chi ai domiciliari, oggi cosa fanno e dove sono i responsabili dell’omicidio? Sono in ferie, in malattia, in aspettativa, sono stati sospesi, o sono tornati al lavoro? Nulla ufficialmente si sa dell’inchiesta interna condotta dal ministero dell’interno. Che esito ha avuto questa sorta di quarto grado di giudizio? Si dice siano stati sospesi per sei mesi, si dice, ma i genitori di Federico non hanno ricevuto nessuna comunicazione ufficiale. Anzi questa informazione è stata loro negata: la richiesta di accesso agli atti del procedimento disciplinare interno disposto dal ministero è stato respinta con la motivazione che “i genitori della vittima non sono dirittamente interessati e trattasi comunque di materia riservata di competenza dell’amministrazione”.
Non sarebbe un semplice dovere civile, o più banalmente un gesto di educazione, riferire ad una madre e ad un padre quali decisioni siano state prese nei confronti di quattro agenti che hanno tolto la vita al loro figlio “senza un apparente e ragionevole motivo”? Le promesse, le lettere private, gli impegni personali, gli incontri cuore in mano da “genitore a genitore” “le parlo come madre e non come ministro” sono stati tanti in questi anni, nessuno al momento é stato rispettato.
Patrizia, Lino e il fratello Stefano saranno al concerto, ascolteranno musica e con pazienza e civiltà come sempre attenderanno comunicazioni ufficiali. Lo sanno però e lo immaginano, non è lontano il giorno temuto nel quale verranno a sapere probabilmente dai giornali che scontata la pena giudiziaria e i sei mesi di sospensione ministeriale Paolo Forlani, Luca Pollastri, Enzo Pontani e Monica Segatto sono tornati regolarmente in servizio. Altre storie lo hanno dimostrato: in Italia da poliziotto anche pregiudicato non si decade mai, semmai si viene promosso.