“Il mio quartiere, Pagliari, è separato da quello di Fossamastra, dal nastro che trasporta il carbone. Il nastro va dal pontile di scarico dove approdano le navi carboniere fino alla centrale. Ogni qual volta una nave scarica come oggi, le nostre finestre sono nere di polvere che proviene sia dalle benne che la disperdono, sia dal nastro che non è a tenuta stagna. La stessa polvere la troviamo sulle barche ormeggiate nelle vicinanze e naturalmente la troviamo anche sulla frutta e sulla verdura che ormai da anni non mangiamo più. Quando le navi arrivano si avverte nell’aria un forte odore che ci hanno detto provenire dalle stive, emesso dal carbone sottoposto ad alte temperature durante il viaggio”.
Questa è la testimonianza di Rita Casagrande del Comitato “SpeziaViaDalCarbone”: “Enel a La Spezia continua ad utilizzare il carbone e l’impianto non è dotato di tecnologie all’avanguardia per il contenimento delle emissioni. Lo stesso impianto è già dotato di 2 gruppi a metano inutilizzati che sono in grado di generare la stessa potenza elettrica riducendo enormemente le emissioni di CO2, NOx, SOx e polveri sottili. Il referendum del 1990 che aveva sancito la chiusura della centrale non è stato rispettato e la centrale ha continuato a bruciare carbone. Chiediamo al Ministro dell’Ambiente (Andrea Orlando, nella foto) di imporre ad Enel l’utilizzo del metano in luogo del carbone a La Spezia.”
La richiesta arriva al Ministero dell’Ambiente con una petizione su Change.org, ma le testimonianze del comitato non si fermano: “Immagina che La Spezia ti abbia dato i natali: hai sempre vissuto qui, sei andato a scuola qui, hai giocato qui, in questo meraviglioso Golfo la cui bellezza ti fa dimenticare che c’è una centrale che brucia carbone a 1 km da casa tua – racconta A.B. – Poi cresci, voti e pensi che quelli che ti rappresentano siano più attenti di te, che prendano le scelte giuste, che tutelino il tuo ambiente e la tua salute. Poi un giorno ti chiamano: tuo padre sta male. Il Dottore ti fa il foglio di ricovero urgente. Diagnosi: leucemia mieloide acuta. Ti dicono che non c’è speranza. Poi una sera esce il Professore e ti vuole parlare: nessuno ti prepara a questo. Ascolti come fosse la lezione più importante della tua vita. E lo è. La tua domanda è solo: perché? “Ad un certo punto il midollo smette di funzionare, non sappiamo le cause: certamente influiscono fattori cancerogeni presenti nell’ambiente.”
C’è anche la testimonianza di un ex operaio dell’Enel: “Ho lavorato nell’indotto della centrale negli anni ’88-’89 durante i lavori di rimodernamento. Quando ero alle nuove plintature dei sostegni del nastro carbone, per due mesi abbiamo perennemente avuto inchiostro nero che usciva dalle narici.Quando pulimmo i due immensi tunnel sommersi che portano l’acqua di raffreddamento da e verso il mare, ho visto venir fuori tonnellate di fanghi tossici. Credevo di morire, la puzza era nauseabonda. Ho visto gente morire di asbestosi dopo due mesi di pensione.”
Secondo il Comitato, il problema della centrale termoelettrica della Spezia interessa vari aspetti ambientali:
– la dispersione del carbone presso il pontile dove viene trasbordato dalle navi al nastro trasportatore;
– le “fumate nere” dovuti ai transitori (accensioni/spegnimenti);
– lo scarico delle acque di raffreddamento della centrale;
– le acque reflue che passano attraverso i depositi di carbone e si riversano nei canali che sfociano nel golfo;
– i fortissimi rumori che disturbano i quartieri limitrofi alla centrale
L’indagine di Greenpeace su Enel e la campagna “Facciamo Luce Su ENEL” denuncia che il 72 per cento dell’elettricità prodotta in Italia con il carbone è fatta da ENEL, società a partecipazione statale: “Enel è il maggior emettitore in Italia di CO2: 36,8 milioni di tonnellate di CO2 emesse nel 2011 (4,6 in più rispetto alle quote assegnate all’azienda) e il quarto emettitore in Europa (78 milioni di tonnellate). ENEL, in Italia, emette una quantità di anidride carbonica pari alla somma delle emissioni attribuite al comparto dell’acciaio e del cemento, circa il 55 per cento in più di quanto attribuito ai grandi gruppi di raffinazione.” Sempre secondo gli studi di Greenpeace la produzione termoelettrica a carbone di ENEL è causa, in Italia, di una morte prematura al giorno e di danni al Paese (di natura sanitaria, ambientale ed economica) stimabili in circa 2 miliardi di euro l’anno.