Dal 2 settembre torna in onda Presa Diretta, questa volta di lunedì, in prima serata e in diretta. Per la nuova stagione televisiva infatti Rai3 ha deciso, il lunedì, di “vestirsi di inchiesta”. Comincia Presa Diretta e poi, a seguire, toccherà a Report, in quell’alternanza che c’è sempre stata negli ultimi anni e che si conferma anche per la stagione 2013/2014. Rai3 dunque prosegue nel suo investimento nel reportage, unica rete generalista capace di produrre e programmare più di trenta prime serate tutte di inchiesta, da settembre fino a giugno. “Quello che ho visto – racconta l’autore e conduttore Riccardo Iacona – mi ha fortemente impressionato, non immaginavo che la crisi avesse colpito così in profondità un tessuto industriale che era il nostro fiore all’occhiello solo dieci anni fa e che persino i giapponesi venivano a studiare”.
L’informazione e le inchieste di “Presa diretta” tornano il 2 settembre, quindi in piena estate. Un’estate atipica dal momento che luglio e agosto sono stati mesi molto caldi anche dal punto di vista politico.
Il dibattito politico non si è mai fermato in questo periodo. Sono solo le televisioni nazionali che hanno decretano che l’informazione d’estate si dovesse bloccare. Anche la Rai ha chiuso per ferie e avrebbe potuto non farlo alimentando i suoi programmi con tante notizie a partire dalla sentenza di Cassazione su Berlusconi. Cominciamo che siamo già belli caldi: il governo a rischio di caduta, la partita del 9 settembre sulla decadenza di Berlusconi. Ma ciò che non ha conosciuto alcuna battuta d’arresto, neanche per le ferie, è la crisi economica del paese. Dedichiamo a questo tema quattro puntate perché pensiamo che sia il tema principale su cui si dovrebbe concentrare l’attenzione della politica e della classe dirigente. Il lavoro innanzitutto: per spiegare come, concretamente, dal 2008 ad oggi sono andati in fumo centinaia di migliaia di posti di lavoro.
“Ricchi e poveri”, “Europa a pezzi”, “Lavori in corso”, “Soldi sporchi”. Sono i titoli delle quattro puntate. Se dovesse riassumerle tutte con uno slogan quale sceglierebbe?
Il titolo unificante potrebbe essere “la ricetta dell’austerità ha fallito”. Stiamo correndo come un treno impazzito verso il muro.
Il presidente del Consiglio Enrico Letta ha detto di recente da Vienna che “siamo vicini alla terra promessa”
Non so di quale terra promessa parli. Quello che abbiamo visto svolgendo il nostro lavoro di inchiesta non ci richiama ad alcuna terra promessa, al contrario. I dati dell’economia sono tutti in aggravamento e c’è un fattore tempo che non viene considerato: quando appronti delle misure con grave ritardo poi diventano inutili. Ci hanno fatto mandare giù questo improbabile governo proprio perche c’è la crisi economica ma, di fatto, questo governo ha prodotto pochissimi strumenti per affrontare una crisi di dimensioni spaventose.
Nessuna luce in fondo al tunnel quindi?
Se c’è è molto lontana e non è legata alle dinamiche nazionali quanto ad una eventuale ripresa a livello internazionale che ancora non sappiamo se riusciremo ad agganciare. E anche quelli che parlano di luce in fondo al tunnel sono costretti ad ammettere che non si determinerà così presto una ripresa dei posti di lavoro. E il problema italiano per eccellenza è la sparizione del lavoro, e il conseguente calo di reddito degli italiani. Così si ferma l’economia. La crisi non si misura con lo spread o con l’andamento delle borse ma con il lavoro. Basta attraversare i centri storici dal sud al nord del Paese e vedere i negozi chiusi. Un quadro devastato con interi pezzi della manifattura nazionale andati fuori mercato. Nelle aste fallimentari i capannoni e le fabbriche sono messi all’asta a pezzi stracciati ma non li compra nessuno.
Quali sono le misure che andrebbero prese?
Una cosa è certa: le misure del governo Monti sono state sbagliate, hanno aggravato la moria di posti di lavoro, le fabbriche hanno chiuso e si è ridotta la capacità dei consumi. E laddove in altri paesi, vedi Grecia e Portogallo, questa ricetta è stata applicata con rigore ancora maggiore, si è giunti alla bancarotta. E francamente non vedo da parte del governo nazionale e delle forze politiche un dibattito all’altezza della situazione.
Il dibattito nell’informazione è all’altezza?
Per nulla. Nella prima puntata faremo vedere come ragionano i francesi sull’Europa e sull’austerity. Lì c’è un dibattito che noi ci sogniamo. Gente che va nei tg e sui giornali a dire cose importanti su come l’Europa dovrebbe cambiare. L’informazione italiana è autoreferenziale. Le cose importanti sembrano solo quelle che succedono all’interno dei partiti. Anche l’Egitto, che è una notizia stratosferica, dopo una settimana è finita in quarta pagina perché in prima c’è Berlusconi che ricatta il governo e deve trovare un modo per risolvere il suo problema giudiziario. E dove è finito ad esempio il dibattito sulla patrimoniale? Chi ne parla?
Nella prima puntata dal titolo “ricchi e poveri” fotografate un paese dove i ricchi italiani sono i più ricchi d’Europa. E’ aumentata ulteriormente la forbice?
La ricchezza privata del nostro paese non ha eguali né in Francia né in Germania: novemila miliardi euro, cioè quasi cinque volte il debito pubblico italiano. Il dieci per cento degli italiani possiede il cinquanta per cento di questi novemila miliardi; e questa ricchezza non è tassata. E nessuno ne parla. Abbiamo fermato le pensioni minime a cinquecento euro e stiamo facendo pagare lacrime e sangue a quelli che i soldi non li hanno. Con il reddito medio più basso d’Europa, milleduecento euro, non tocchiamo l’oro dove c’è. A quale paese sta parlando questo governo? L’Italia non è tutta uguale. Il dieci per cento degli italiani naviga nell’oro e tutte le mattine si butta nella vasca da bagno con i dobloni e il restante novanta per cento non riesce ad arrivare alla fine del mese.
Presa Diretta andrà in onda non più la domenica ma il lunedì. Cosa cambia per il programma?
E’ come se facessimo una trasmissione nuova. Partire il lunedì alle 21 in concorrenza con le fiction di Rai1, l’informazione su la7 e Rete4 è una vera sfida. Una scommessa coraggiosa della rete! E bisognerà avere pazienza, dando tempo al pubblico di posizionarsi sulla nuova scelta di collocazione. Ciò che posso garantire è che noi non abbasseremo la qualità dell’offerta ma al contrario la alzeremo. Quei pochi o tanti italiani che vorranno seguire “Presa diretta” o “Report” il lunedì non avranno la “pappa” del talk show. Con noi non si scherza. Si vuole sapere a che punto è la crisi italiana? Quanto grande è diventata in questo Paese la forbice tra ricchi e poveri? Noi lo faremo toccare con mano. Nella prima puntata si vedrà per quaranta minuti come vivono bene i ricchi italiani . E questo non lo raccontano più neanche i giornali.