Digiunerò e pregherò sabato 7 settembre. Parteciperò al giornata mondiale contro la guerra a cui ci ha invitato Papa Francesco. Sono contenta di poter digiunare e anche pregare sabato. Sono contenta di una Chiesa che chiede di pregare. Finalmente una chiesa che chiede ai credenti di tutte le fedi quello che Chiese e credenti possono fare, senza ingerire e senza imporre comportamenti. Una Chiesa che cerca di testimoniare, di parlare di speranza. Parteciperò perché finalmente si torna a dire che la guerra non serve, che l’uso delle armi non può che aggiungere tensione a tensione, problemi a problemi, morte a morte.
Finalmente si torna a dire che non si possono portare pace e democrazia con le bombe e gli “attacchi mirati”, che non c’è altra strada oltre le soluzioni politiche e concordate dei conflitti. In Siria non si deve intervenire non solo perché non esistono le condizioni giuridiche, di diritto internazionale per farlo. Non solo perché non c’è “l’egida dell’ONU”, non solo perché non sono state mostrate prove incontrovertibili delle responsabilità per l’uso delle armi chimiche, ma perché se c’è una cosa che abbiamo imparato in questo primo decennio del secolo è che l’intervento militare non serve, aggrava i problemi e copre il terreno di macerie.
Ma mi dispiace che ancora la sinistra e le forze di progresso, soprattutto quelle che governano, non siano, loro, in grado di affermare che la guerra è inutile. Riesce solo a dire che si, si deve fare la guerra, ma poco; guerra si, ma “limitata e proporzionata”. Forse la titubanza di Obama rappresenta una dimostrazione di saggezza. Certo è meglio di Bush. Purtroppo la prudenza non basta più. Occorrerebbe il coraggio, che invece Papa Francesco ha avuto. Affermare con forza che occorrono gesti di pace, occorre cercare il confronto e il negoziato, che le armi non si possono far tacere con altre armi.
Che un po’ di profezia serva per farci ricominciare a pensare e dire cose di sinistra?