“Dio è morto, Marx è morto, e anch’io mi sento poco bene”. Si merita la battuta di Woody Allen, il titolo con cui oggi Repubblica apre il giornale: “No al voto segreto su Berlusconi”. Ma come, siamo messi così male che per fare una cosa giusta, allontanare dal Parlamento un condannato per frode fiscale, dobbiamo cambiare le regole in corsa? Capisco il Movimento 5 Stelle che l’ha proposta l’abolizione del voto segreto. Loro si devono difendere dall’accusa di Giovanardi, “assolverete Silvio, nel segreto dell’urna, per gettare la colpa sul Pd”. E poi il voto palese, in ogni circostanza, gli serve per negare ai loro eletti qualsivoglia libertà di mandato: devono fare sempre, e senza discutere, quello il Capo e le guardie rosse in rete gli urlano di fare. Ma Repubblica?
L’alibi Berlusconi. Siamo alle solite: il Cavaliere, ancora una volta, serve da alibi, per non affrontare il problema vero e spinoso. Pagina 4: “Basta vergognarsi delle larghe intese”. “Letta accelera su riforme economiche e istituzionali”. Riforme da farsi con il PDL, nonostante il quotidiano ricatto intorno al salvacondotto da concedere al condannato. È vero che Letta ammette “governare così è una fatica”, ma una fatica che egli vuole, che egli chiede, pretende, che continui. Per il bene del Paese, naturalmente. E spiega la necessità di riforme: “il bipolarismo è una follia”. Certo, ma i 42 deputati e senatori costituenti saranno incaricati di cambiare anzitutto “la forma del governo” Elezione diretta del Presidente della Repubblica – come vorrebbe il PDL – e modifica delle regole che presiedono alla separazione dei poteri e all’autonomia della magistratura. O “Premierato forte” (l’opzione dei “saggi” Pd) che preveda un’altra legge elettorale maggioritaria e bipolare, nonostante, dopo il voto di febbraio, il nostro sistema non sia più bipolare.
Hic Rhodus, hic salta. (Questo è Marx, che “cita” Esopo). Dobbiamo, dunque, continuare con le larghe intese, fino al semestre italiano di presidenza in Europa, per mostrare, allora, che siamo uniti e allievi esemplari, in modo da strappare qualcosa alla Merkel? Dobbiamo, dunque, cambiare la Carta del 48, sperando che lo spirito costituente scenda a illuminare le nostre menti e quelle di deputati e senatori scelti da Berlusconi e ricattati da Berlusconi? Ci sono tanti, ci sono troppi, che hanno paura del vuoto horror vacui, (per Aristotele è la Natura ad averne!). Temono lo spread, credono che la speculazione e i mercati bruceranno in un attimo i primi fili verdi della ripresa. Tutti costoro non lo dicono a chiare lettere, ma preferiscono continuare, sia pure sotto ricatto. Teniamoci Letta e Napolitano e Berlusconi a mezzo tra la polvere e altare (Manzoni su Bonaparte). Basta politica, siano tutti tecnici della economia (finanziaria e rigorista), tecnici del garantismo (pro Berlusconi), tecnici della politica (più funzionari nominati che cittadini deputati che rispondono ai cittadini elettori).
La Stampa: “Conti, Letta rassicura l’Europa”. Il Sole24Ore: “Letta all’Europa: non sforeremo il 3 per cento”. Facendo i “tecnici”, naturalmente, non si sa cosa fare davanti al ricatto dei Riva. Da rottamatori di ferro, si sono fatti Paperoni dell’industria, ottenendo quasi in regalo grandi fabbriche che erano pubbliche. Hanno subito discriminato i sindacati (Marchionne non insegna nulla), avvelenato in perfetta coscienza la città di Taranto, e ora ricattano lo Stato con 1400 licenziamenti e lasciando a secco l’intera filiera produttiva che lavora con l’acciaio. Un governo politico direbbe: Riva in galera (ce li mandano i giudici!), ci prendiamo fabbriche e patrimoni per risanare il mal fatto e salvare la produzione. Ma noi siamo solo tecnici e allora ci arrampichiamo sugli specchi, come il Presidente di Confindutria che, sul Sole24Ore, chiede aiuto per l’Ilva, ma senza mai nominare i Riva, perché questo lo stomaco non glielo consente. “Squinzi: l’industria appesa a un filo”.
Dacci oggi il nostro ricatto quotidiano. Salvando le larghe intese, ci tocca! Mercoledì la Giunta per le autorizzazioni boccerà la relazione Augello e proposta di convalida per Berlusconi. Dovrebbe subito nominare un nuovo relatore, favorevole alla decadenza. Giovedì Silvio ritirerà i ministri, giurano i ricattatori alimentando la paura,tecnica, del vuoto. E lo faccia, Cristo! Non lo farà. Continuerà a tenere tutti sotto scacco e sotto ricatto. Dimostrando che senza di lui non sanno cosa fare. Anche chiuso ad Arcore, anche alle dipendenze (si fa per dire) di don Picchi, resterà ancora il dominus della politica italiana, l’incubo di Letta e di Napolitano, la minaccia contro chiunque pretenda che la legge sia uguale per tutti . Però, che bella soddisfazione! Per un uomo che non ha saputo governare, che è stato condannato ed è in attesa di altre due o tre sentenze!
“L’Euro che uccide, il nuovo complotto”. Il giornale scova e spiattella una “confessione” di Lorenzo Bini Smaghi, ex candidato sfortunato sia alla Banca d’Italia che al Ministero dell’economia. Secondo Bini Smaghi, il Cavaliere “avrebbe ventilato, in colloqui privati con i governi di altri paesi dell’Europa, l’ipotesi di un’uscita dall’Euro”. Per questo lo hanno fatto dimettere, non per il fallimento del suo governo. E Napolitano, Monti, Letta, il Pd niente altro sarebbero, se non le pedine di chi, dall’estero, vuole imporci lacrime e sangue. Mentre si sbarazza di un concorrente. Mi chiedo, e chiedo a tutti i compagni e gli amici del Pd, se davvero vogliamo regalargli una campagna elettorale lunga luna, in cui tutti i loro torti diventeranno meriti, e la nostra fatica del governare attaccamento alla seggiola e collusione con interessi stranieri.
Se fossi Renzi direi: “Tranquilli, non sarò un uomo solo al comando. Se eletto segretario, chiamerò in segreteria tutti i miei sfidanti che abbiano avuto una percentuale di voti appena decorosa. Organizzerò un patto di consultazione costante con Letta, chiamerò economisti, studiosi della politica, esperti in sondaggi e commentatori. E tutti insieme discuteremo, in diretta streaming, dei vantaggi delle larghe intese e dei costi del tirare a campare sotto ricatto”. Uno dei costi è che, con Grillo e Berlusconi, l’Italia culla dell’Europa diventerà presto nemica dell’Europa. Che la crisi del lavoro genererà nuovo odio per gli immigrati. Per me, le larghe intese uccidono democrazia e futuro.
Ohimè, troppo si parla del nulla, anche in questo caffè. Sottolineo come l’Onu si stia muovendo e forse Assad finirà sotto processo. Sottolineo come i Fratelli Musulmani e il loro amico Erdogan, non siano affatto contenti della piega che prendono le cose: non volevano la caduta del “macellaio” ma prenderne il posto. Sottolineo come si stia forse aprendo un dialogo tra Obama e Iran. Viva Papa Francesco. A proposito, leggete Umberto Veronesi, che scrive del Papa su Repubblica
Condannati a morte, gli indiani che stuprarono e uccisero una ragazza su un autobus. Sono e resto contro la pena capitale. Spero che in appello venga commutata, penso che il timore della condanna possa perfino far peggio, e spingere le bestie che stuprano a uccidere sempre, per nascondere le prove. Ma l’India si è ribellata. Si riscatta e denuncia la guerra contro le donne (qui cito Sofri), guerra che insanguina il mondo. Guerra in nome di un impossibile ritorno al passato, che vuole costringere la donna a farsi garante della società patriarcale, a riprodurre un ordine ingiusto ma tradizionale. Viviamo nel mezzo di una rivoluzione, che non vogliamo vedere e di cui abbiamo paura.