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La colpa e il peccato

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Un professore di religione in liceo pubblico di Perugia ha ritenuto sottoporre ai suoi studenti (ovviamente si sta parlando di quelli che nella scuola pubblica hanno accolto l’ora di religione) un questionario ideato, stante ciò che riferisce, da autorevole studioso religioso, dunque ammissibile. Tra le domande: “Da zero a dieci quanto è grave come colpa per l’uomo: “bestemmia, pedofilia, anticoncezionali, omosessualità, divorzio…”?

L’Arcigay/Arcilesbica di Perugia oltre al comitato studenti ecc.,  giustamente, hanno scatenato putiferio, puntualmente recepito dai media che negli ultimi tempi ben s’occupano della discriminazione sessuale. Ma per tutte le altre vergognose discriminazioni elencate in quel questionario, al momento non d’attualità perché i giornali viaggiano a comparti stagni, ne vogliamo parlare? A quanto l’intervento d’ufficio del nostro libero Stato, a fronte dell’istituzionale (cfr. docente pubblico in scuola pubblica!) “colpa” che ci scaraventa addosso “l’insegnante di religione”? E forse colpa l’aver ottenuto diritto d’abortire, d’utilizzare anticoncezionali e prevenzioni contro l’Aids,  di divorziare, di vivere la reciproca sessualità e via così andare?

“Colpa”, per lo stato di diritto, è elemento negativo, dunque punibile in quanto che chi ne è portatore è “colpevole”. Chi ha ideato quel questionario ha interagito tra “religione” e “stato laico” infilandoci il personalissimo assunto che uno vale l’altro, a dispetto della conclamata, ratificata distinzione tra laicità di Stato e religiosità non (più) di Stato?!. Evidentemente sì. Ove così non fosse, mai lo studioso avrebbe parlato di “colpa”, semmai di “peccato” col che, naturalmente, nessuno avrebbe potuto eccepire.

Peccato che il nostro Stato non ci arrivi prima? No, è per colpa. In alcuni casi  possiamo addirittura parlare di dolo. 


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