L’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e tutta la ricerca pubblica rischiano di pagare il prezzo più alto per il caos politico di questi giorni, col pericolo concreto di restare vittime di un gioco delle parti che potrebbe portare a breve al commissariamento ed eventuale smembramento del principale ente italiano di ricerca e controllo sull’ambiente. Per questo, i lavoratori aderenti all’Unione Sindacale di Base (USB) hanno avviato una mobilitazione per mettere in sicurezza le attività, l’istituto e il personale, in particolare i molti precari presenti, che mentre si parla a sproposito di stabilizzazioni rischiano a breve di essere mandati a casa. Oggi, una delegazione USB dell’ISPRA si è presentata alla sede del Ministero dell’Ambiente di via Cristoforo Colombo per sollecitare un incontro urgente, ancor più oggi dopo le dimissioni annunciate dei ministri PdL, col Ministro vigilante Andrea Orlando, fino ad ora insensibile agli inviti dell’organizzazione.
Pur non essendo stato possibile incontrare il titolare del dicastero, la delegazione USB guidata dalla coordinatrice ISPRA, Emma Persia, ha rappresentato le sue richieste al segretario particolare del Ministro, Matteo Bianchi, e ha consegnato una lettera, indirizzata ad Orlando, in cui esplicitano i principali problemi dell’ISPRA, insieme alle proposte del sindacato per una Ricerca davvero Pubblica e al testo delle tre denunce presentate recentemente alla Commissione Europea da parte di USB contro l’Italia, per infrazione delle norme comunitarie sui precari. Nel documento, USB scrive che l’ISPRA “a cinque anni dalla sua istituzione ed alla scadenza del primo mandato dei suoi vertici e del CdA, non può continuare a non avere uno Statuto ed una struttura organizzativa, risultando quindi ancora ostaggio di procedure, burocrazie e sovrastrutture ridondanti ed obsolete, spesso generatrici di conflitti interni e con gli uffici del Ministero vigilante”.
Il rischio è che, con gli attuali vertici in scadenza, qualcuno approfitti del momento di caos politico per commissariare l’Istituto, nonostante serva che “chiunque sia alla guida dell’ISPRA per i prossimi anni” possa farlo “con l’autorevolezza e l’indipendenza che un Istituto del genere deve avere”. Il coordinamento USB dell’ente si augura quindi che la logica con cui Orlando ed il Governo di cui fa parte sceglieranno i vertici dell’ISPRA sia “quella sopra delineata e che non venga influenzata da pressioni degli stessi gruppi di potere che hanno finora bloccato il pieno sviluppo dell’Istituto”. Si ricorda poi come l’ISPRA sia stato “da anni un fronte di lotta contro l’abuso dei contratti cosiddetti ‘flessibili’, che hanno generato la piaga del precariato nella P.A, affinché tutto rientrasse nelle fisiologiche specificità degli Enti Pubblici di Ricerca”, contestando oggi la “falsa stabilizzazione” contenuta nel DL 101, anch’essa peraltro osteggiata da aree importanti della stessa maggioranza governativa. Sul problema precariato, USB chiede con forza “le risorse necessarie a dare stabilità ai lavoratori e, tramite essi, alla stessa Ricerca Pubblica, con tutte le ricadute positive per la collettività di cui tale settore è portatore”.
Le risorse per fare questo sarebbero “facilmente recuperabili già applicando alla ricerca pubblica gli stessi vantaggi fiscali concessi alla ricerca privata”, come contenuto nelle proposte dettagliate che USB ha presentato in tutte le sedi alle principali istituzioni politiche del paese. La mobilitazione dei lavoratori proseguirà con l’appuntamento del 3 ottobre, in cui USB ha organizzato una manifestazione davanti Montecitorio per chiedere il ritiro della “falsa stabilizzazione” del DL 101 e la presentazione di una legge specifica per sanare il precariato negli Enti Pubblici di Ricerca. Successivamente USB parteciperà allo sciopero generale previsto per il 18 dello stesso mese. Le organizzazioni di base chiederanno risorse per “il rinnovo dei contratti e l’aumento di salari e pensioni; per la scuola e l’istruzione pubblica e per la sanità; per i diritti sociali; per la nazionalizzazione di imprese in difficoltà o di interesse strategico per il Paese; contro le politiche di austerità; contro la disoccupazione di massa, la precarizzazione del lavoro e il sistema autoritario sempre più esteso, che l’accordo Fiat e quello di Cgil, Cisl e Uil e Confindustria del 31 maggio hanno formalizzato”.
Coordinamento Nazionale USB PI Ricerca