Il 21 Settembre a Firenze durante Bimbi e Natura, la festa per crescere insieme si è tenuto un incontro per parlare dei diritti dell’infanzia. A questo incontro, coordinato da Patrizia Mazzoni (esperta di pedagogia della comunicazione), erano presenti Alba Cortecci dei servizi educativi del comune di Firenze, Don Andrea Bigalli di Libera – associazioni contro le mafie, Andrea Iacomini portavoce dell’ UNICEF Italia, Roberto De Certo de Il Nido di Pippi, Huda Dachan di Child Again e Umiliana Grifoni di OXFAM Italia.
La relazione con l’ambiente (intervento di Alba Cortecci)
Alba Cortecci ha parlato dell’iniziative proposte dal comune di Firenze per sensibilizzare i bambini (e di conseguenza le famiglie) ad un uso corretto dell’acqua, al rispetto dell’ambiente e ad un’alimentazione corretta. Le scelte del comune prediligono la scelta di cibi provenienti da agricoltura biologica nelle mense scolastiche e incentivano i bambini al consumo della frutta al posto delle merendine confezionate. La cura dell’ambiente si sviluppa tramite la conoscenza e questa conoscenza la si ottiene attraverso l’esperienza che i bambini acquisiscono, fin dalla prima infanzia, nel loro rapporto con la natura.
La relazione con l’altro: le regole (intervento di Don Andrea Bigalli)
Il comune pensiero riguardo la mafia è che sia un fenomeno lontano da noi e che non sia opportuno parlare di tale argomento con i bambini. Libera – associazioni contro le mafie da tempo offre ai ragazzi, a partire dalle scuole primarie, un percorso per sensibilizzarli sull’importanza della legalità. Andrea Bigalli ha parlato del Caffè Bonetti, situato in piazza Pitti (una delle più belle piazze del centro storico di Firenze), che è stato sequestrato per attività legate alla camorra. “Il rispetto delle regole, la realizzazione di un ecosistema accettabile – ha continuato Don Bigalli – si ottengono risanando la cultura di chi ci abita, educando alla legalità che non significa il semplice rispetto delle leggi ma la comprensione e l’analisi di queste attraverso l’assunzione di mezzi critici. Le mafie si contrastano partendo dall’esperienza delle vittime, ma purtroppo su questo manca un dibattito politico che si faccia carico del 15,8% della popolazione che vive in una condizione di povertà relativa e del 7,9% di chi vive in condizioni di povertà assoluta. Il 32,3% di chi ha meno di 18 anni in Italia è a rischio di povertà. Le risorse ci sarebbero, ma andrebbero attivate. Quando parliamo di sprechi della politica a molti vengono in mente i soldi spesi per gli F35 che lo Stato ha dovuto sborsare perché altrimenti avremmo pagato esose penali. La politica è lontana dagli interessi della popolazione, occorre invertire la tendenza culturale.”
La relazione con l’altro: gli altri siamo noi – la povertà crescente in Italia (intervento di Andrea Iacomini)
“L’Unicef nacque negli anni’50 per aiutare i bambini reduci dalla II guerra mondiale, adesso stiamo attraversando un duro periodo di crisi economica che riguarda le condizioni di vita di circa 1.800.000 bambini che nel nostro paese vivono in condizioni di povertà relativa o assoluta. Nonostante l’Italia sia tra i 15 paesi europei più ricchi, nella classifica complessiva sul benessere dei bambini (costruita sulla media in 5 diverse aree di indagine) occupiamo il 22° posto su 29 paesi. Anche sui tassi d’inquinamento in Europa siamo negli ultimi posti. Occorrono politiche che prendano a cuore l’esigenze dell’infanzia, occorre intervenire oggi, non domani. Durante il periodo precedente le ultime elezioni politiche come Unicef abbiamo elaborato un piccolo programma in dieci punti, dieci diritti che avremmo voluto portare in Parlamento, programma che nessun politico si è degnato di firmare. Occorre una cultura che superi lo steccato dell’indifferenza per il bene di tutto il pianeta.
In questi giorni, dopo che è stato rinviato l’intervento militare americano, non si parla più della Siria, ma in quella terra si continua a soffrire e morire.”
La relazione con l’altro: accogliere (intervento di Roberto De Certo)
“Esistono casi da III mondo anche in Italia, non possiamo aspettare i tempi della politica. Non vogliamo che i bambini provenienti da situazioni problematiche vivano negli istituti e questo non è giusto neanche per gli anziani., tutti dovrebbero vivere in una famiglia. Purtroppo esistono leggi che non tengono conto della qualità della vita che un bambino potrebbe avere crescendo in una famiglia. La legge sull’affidamento prevede che un istituto possa ricevere dai 70 ai 200 euro al giorno, come sovvenzione, per bambino a seconda delle problematiche dello stesso, mentre ad una famiglia affidataria la sovvenzione erogata ammonta a 11 euro. L’assurdità non sta solo in quello che un bambino potrebbe ricevere in famiglia piuttosto che in un istituto. Ho fatto un conto partendo dalla nostra esperienza di famiglia affidataria: in questi anni alla regione Toscana abbiamo fatto risparmiare 2.000.000 e 50.000 euro, nonostante questo dobbiamo pagare alla regione le mense scolastiche per i nostri ragazzi. Queste leggi vanno cambiate, non si può risparmiare sulla vita dei bambini, ma oltre le leggi vanno cambiate alcune logiche che io definisco di ‘‘aiuto al contrario’’. Faccio l’esempio della ‘‘festa dell’affido’’: etichettare un bambino come bambino in affido o distinguerlo per altre cause può comportare che questo bambino si senta diverso e questo potrebbe essere traumatico. Io non mi sognerei mai di andare in giro con un pulmino su cui è il nome della nostra associazione, i bambini non devono sentirsi diversi. Sottolineare le condizioni particolari di un bambino etichettandolo non è fare del bene.”
La relazione con l’altro: sostenere l’altrui – Siria (intervento di Huda Dachan)
““Child Again è un progetto delle due associazioni OSSMEI e ONSUR le quali sono alla loro VIII missione in Siria per portare ambulanze, medicine e vestiti. Sono stata in un campo profughi vicino alla Turchia nel luglio 2012, in questi campi si vive in una condizione di assoluta precarietà. In alcuni campi la gente non ha niente, neanche le tende e in Siria la condizione è ancora peggiore perché oltre questa precarietà, riguardo le condizioni di vita, si avverte che la propria esistenza potrebbe terminare da un momento all’altro. I bambini stanno crescendo ‘‘giocando alla guerra’’, ho chiesto ad alcuni quali desideri avessero, uno di loro mi ha risposto: ‘‘Vorrei che ci fosse la No fly zone e che non ci fosse più il regime’’. Nessun bambino dovrebbe avere come desiderio la ‘‘No fly zone’’. Con alcune giovani donne siriane abbiamo deciso di dare il via a questo progetto e di chiamarlo Child Again per ridare un’infanzia ai bambini che l’hanno perduta. Abbiamo constatato da parte del popolo italiano molta solidarietà e abbiamo creato uno scambio di messaggi fra i bambini siriani e quelli italiani. Cerchiamo di poter ridare, con tutti i mezzi possibili, a questi bambini la loro infanzia giocando con loro, facendoli studiare, dandogli anche un supporto psicologico. C’impegniamo a raccogliere materiale scolastico, giochi, non solo medicine, cibo e vestiti. E’ importante che fin da piccoli riescano a ritrovare un loro ruolo nella società e la scuola è fondamentale per questo obbiettivo. Sono circa 2.000.000 i profughi che vivono fuori dal confine siriano e 6.000.000 al suo interno”.
La relazione con l’altro: l’ascolto – Siria e altri diritti e bisogni (intervento di Umiliana Grifoni)
“La politica non ha saputo rispondere ai problemi della Siria e molti bambini hanno già perso il momento iniziale della loro esistenza che potrebbe condizionarli per sempre. L’enorme numero di profughi mette a dura prova l’ospitalità dei paesi confinanti. In Libano, che per sua scelta politica non possiede campi profughi, se ne contano circa 500.000, chi di loro ha potuto è stato ospitato da parenti, alcuno vivono in case in affitto, altri si sono arrangiati occupando alloggi spesso in pessime condizioni. OXFAM è attiva in Libano in un campo palestinese che attualmente ospita 1.500 profughi siriani e ha scelto di sostenere gli ospiti del campo fornendo alle donne dei voucher che loro stese possono spendere a seconda delle personali necessità, inoltre è impegnata in servizi dedicati ai bambini come le attività socio-educative che prevedono corsi d’integrazione del percorso scolastico affinché questi possano accedere al sistema del paese ospitante. Colpisce enormemente la motivazione dei volontari, il lavoro di recupero della propria identità come ad esempio il poter dare la possibilità ad un insegnante di riprendere la propria professione anche in queste particolari condizioni.
Ci adoperiamo nel far animazione per i bambini, anche usando le marionette, il teatro è un mezzo formidabile per farli esprimere.”
La politica è sorda riguardo le esigenze dei comuni cittadini, compresi i bambini. Nella nostra piccola conferenza abbiamo avuto modo di ascoltare alcune straordinarie testimonianze di chi combatte in prima persona per i diritti dell’infanzia, per una crescita libera da circuiti negativi come l’illegalità, per una loro ritrovata dignità nei casi di brutalità subite in casa o in guerra. La società dovrebbe farsi carico dei problemi dell’infanzia per costruire un futuro migliore.
La foto “abbracciare il sogno” è dell’artista siriano Soulyman Mounnhannad