“Domenico libero: è come tornare da Marte”, finalmente, ecco il titolo che aspettavamo su la Stampa. ”Ho cercato di raccontare la rivoluzione ma forse questa mi ha tradito”. Sì, Domenico, quando la rivoluzione piega o è costretta a piegare la testa, quando si trasforma in guerra civile, feroce quanto i bombardamenti dal cielo su chi sta in fila per il pane, allora quella “rivoluzione” non vuole più essere raccontata. “Non mi hanno trattato bene – ha detto Quirico al suo Direttore, Mario Calabresi – ma sai qual è la mia idea di giornalismo? Bisogna andare dove la gente soffre e ogni tanto ci tocca soffrire come loro per fare il nostro mestiere”. Ha ragione! Ben tornato, Domenico. Scrivi tutto: abbiamo bisogno di sapere e di capire. Dicci della rivoluzione che ti ha tradito e di Marte, così vicina, nel deserto della Siria.
Chi è nel giusto, Repubblica che dedica l’intera prima pagina alla farsa che ci affligge ormai da 40 giorni? “Giunta, il PDL chiede subito il rinvio”. O il Corriere della Sera, che la relega a pagina 11, “Giunta, via ai lavori, duello sui tempi”, promuovendo in prima le intenzioni del premier: “Piano per vendere i beni pubblici. Letta: a fine mese le dismissioni, ora basta con i veti”? Dilemma cornuto. La repubblica non ci risparmia nulla delle richieste del Caimano. “Grazia totale su pena e interdizione”. Come no? E appena metteremo un naso fuori d’Italia, una risata ci seppellirà. Il Corriere, invece, racconta un’Italia normale, in linea con i desideri del Forum di Cernobbio, in paziente attesa che Berlusconi si faccia da parte. “È bene che la Giunta che si riunisce oggi avvii un esame approfondito e lasci il tempo necessario alla difesa – scrive Luciano Fontana nell’articolo di fondo -. Così la vicenda tornerà sul binario corretto. Lascerà a Berlusconi una decisione che nessuno può prendere al suo posto”. Faccia un passo indietro. Cavalier Benito Mussolini, si dimetta! E voi, truppe d’occupazione tedesche tornate in Germania, ora che noi italiani abbiamo firmato l’armistizio!
Caro De Bortoli, a Berlusconi occorre dire la verità. Con sincera partecipazione al suo personalissimo dramma e con il rispetto che si deve al nostro più longevo presidente del consiglio. “Caro cavaliere, non c’è altra strada, si dimetta subito dal Senato, accetti per qualche mese i domiciliari e continui la sua battaglia, da leader referendario e non di partito, contro una giustizia che a lei pare ingiusta”. Dirglielo di persona e scriverlo sul giornale. Perché qualcuno dovrà pur tirarlo fuori dalla trappola in cui s’è cacciato. Tra falchi e colombe, in mezzo a familiari che lo adulano ma pensano al soldo, con avversari che straparlano di lui per nascondere il loro vuoto di idee e capacità, o che lo usano per far passare come medicine omeopatiche cure velenose e accreditarsi, così, con la finanza internazionale.
“In gioco spread, Imu, Iva” È il titolo del Giornale, dovuto non all’estro di Sallusti ma a quello di Brunetta. Lo spread, perché se il Pd si acconcia al ricatto, non aumenterà. L’Imu lo sapete tutti, l’Iva perché Brunetta sa dove trovare gli euro per non aumentarla ma non glielo dice a Letta finché non riabilita Berlusconi. Finanza creativa. Saccomanni, invece, trova che il patto di Genova tra sindacati e imprese sia “poco realistico e costoso”. Letta, a Cernobbio, subito corregge il suo ministro e liscia il pelo a Confindustria e Cgil. Chi ha detto la verità, secondo voi? Squinzi e Camusso hanno ragione a chiedere risorse per il lavoro. Ma non ha torto il ministro quando gli chiede quali impegni intendano prendere per rilanciare la nostra economia, a quali rendite di posizione sarebbero disposti a rinunciare? Mistero. E ancora più misterioso come farà Letta ad accontentare Merkel e Brunetta, Squinzi e Camusso. Con un altro decreto del fare, con dentro tutto e il contrario?
Del Pd e della sinistra, ho detto ieri alle 20. Leggo sui giornali che torna l’ipotesi di un rinvio del congresso a dopo le europee. Avevo capito che di discutere di politica non c’era tanta voglia. Chissà perché.