Avete presente quel tipo che alla presenza di qualche ascoltatore non appena anticipa il raccontare una barzelletta sui carabinieri, un appartenente all’arma lo avverte di farne parte e il tipo gli risponde che gliela spiegherà dopo con calma? Ecco, io (mutate le mutande dei paradossi e fraintendimenti in buona fede) mi sono sentita pressappoco così dopo aver impiegato circa 24 ore a capire il motivo per il quale la presidente della Camera avrebbe commesso una pesante gaffe rimproverando (“…non offenda, non offenda…”) un deputato M5S per aver urlato che il Pd è peggio del Pdl. E’ indubbio, dati gli annosi precedenti, che il grillino ha agito verbalmente con intenzione dispregiativa indirizzata al Pd e la presidente, istituzionalmente al di sopra delle parti, anziché anteporre al suo monito richiesta di “spiegazioni” da quella esternazione, è saltata incautamente alle conclusioni (personali e/o in nome del popolo non appartenente al Pdl?).
Per l’assunto, ultimamente molto quotato, che il Pdl rappresenta circa 7 milioni d’italiani, dunque è significativa valenza democratica del Paese, tutti gli altri (circa 7 volte tanto) del Paese sono obbligati a convivere con ipocrisie quotidiane grondanti amorali paradossi e fraintendimenti in mala fede dopo -si badi bene- aver già patito un ventennio all’insegna del decadentismo più squallido.
Siamo giunti al punto in cui c’è seriamente da chiedersi a che dovrebbero servire dunque gli “al di sopra delle parti” se di fatto le parti che godono maggior considerazione e rispetto non sono quelle vissute responsabilmente in proprio e nell’interesse del bene comune (tra i pari), ma quelle di attori che le parti le recita.