La Corte Europea per i Diritti dell’uomo ha condannato l’Italia: la diffamazione non può essere un reato penale. I commenti sui giornali
La sentenza della Corte Europea per i Diritti dell’Uomo di Strasburgo – che, invocata da Maurizio Belpietro, direttore di Libero, si è pronunciata a suo favore e ha condannato lo Stato italiano a risarcirlo per la pena (reato di omesso controllo) a quattro anni di reclusione (seppur sospesi) e al pagamento di 110mila euro di risarcimento danni a due magistrati che lo avevano querelato (LEGGI) – è stata annunciata da vari siti web e agenzie di stampa, ma non sono stati molti, oggi, a rilanciarla sui quotidiani.
Di seguito i principali interventi sul tema:
Il Corriere della Sera – La Corte di Strasburgo: giornalisti, no al carcere. Sì al ricorso di Belpietro, di Pierpaolo Velonà
“al telefono, il direttore del quotidiano Maurizio Belpietro […]: «Come ho accolto la sentenza? Da un lato positivamente perché ritenevo che quella condanna fosse ingiustificata. Dall’altro con amarezza: purtroppo siamo ancora qui a discutere di giornalisti che pagano con il carcere».”
Il Giornale – E l’Europa ci bastona, un orrore il carcere per i giornalisti, di Vittorio Feltri
“La realtà nazionale nel campo dell’informazione è tragica. Basti ricordare ciò che è accaduto ad Alesandro Sallusti […] a Giorgio Mulé e ad alcuni suoi redattori […] Episodi recenti e meno recenti che hanno mobilitato le Camere, a ferro caldo, e che poi sono stati dimenticati. Senatori e deputati, cioè, hanno fatto finta di prendersi a cuore la delicata quaestio, istituito commissioni e vergato proposte di riforma della legge, ma non sono stati capaci di andare oltre le buone intenzioni.”
Libero – Carcere a Belpietro. Italia condannata, di M. Belpietro
“ammettiamo pure che io sia incorso in un errore, pubblicando opinioni non corrette: ma un errore va punito con il carcere? Allora cosa dovrebbe succedere ai magistrati che commettono errori giudiziari e privano della libertà una persona? Li mettiamo in cella e buttiamo via la chiave? Ovvio che no, ma nemmeno li sanzioniamo nella carriera o nel portafoglio, a meno che non commettano intenzionalmente lo sbaglio. […] Io la rivincita l’ho presa contro un Parlamento inetto che da anni dice di voler abolire una legge liberticida e non lo fa.”
Libero – Doppiopesismo. I paladini della libertà fingono di non vedere la sostanza, di Luciano Capone
“i rapporti di Reporter senza frontiere e FreedomHouse indicano proprio nelle pene detentive inflitte ai giornalisti una delle cause dell’assenza di libertà.”
Il Tempo – Belpietro: «L’Europa mi dà ragione, niente carcere per i giornalisti», intervista al Direttore, di Valeria Di Corrado
“«Mi auguro che i parlamentari abbiano la stessa sensibilità della Corte di Strasburgo. Finora stanno discutendo di tutto tranne che di questo. È una legge folle, che non può stare in piedi. Basterebbe eliminare una sola riga: quella in cui si contempla il carcere per i giornalisti».”
Articolo21, Giuseppe Giulietti
“La Corte europea ha dato ragione a Belpietro e ha condannato l’Italia per le sanzioni a lui inflitte. Si tratta di una decisione che conferma la distanza tra noi e l’Europa in materia di libertà di informazione. Sarà sempre troppo tardi quando questa ed altre indicazioni europee in materia di libertà di informazione verranno finalmente approvate anche in Italia, possibilmente senza trucchi e inganni”.
FNSI – Il comunicato del Segretario Franco Siddi. “Stop a carcere per cronisti”
“Nessuno adesso può avere più dubbi. La sanzione del carcere per il reato di diffamazione a mezzo stampa deve essere cancellata. L’Italia è già fuori tempo massimo per mettersi in regola con le consolidate norme europee sui diritti umani. La condanna del nostro Paese da parte della Corte Europea per i diritti dell’uomo per aver inflitto una pena detentiva al direttore di Libero Belpietro, in un processo di diffamazione a mezzo stampa, è chiara e non da spazio ad equivoci.
A Belpietro – che ha avuto la costanza di insistere sulla liceità del suo lavoro fino alla Corte di Strasburgo – un ristoro morale importantissimo, che deve riguardare d’ora in poi tutta la categoria. Nello specifico caso, peraltro – insiste Siddi – la riflessione deve essere ancora più radicale, poiché il direttore di Libero era stato condannato in appello e in Cassazione (dopo l’assoluzione in primo grado) per omesso controllo (in quanto responsabile della testata) su un articolo e opinioni scritte da un altro giornalista, Lino Iannuzzi, nella sua funzione, all’epoca, di senatore della Repubblica. Il parlamentare era stato escluso dal procedimento perché giudicato non sanzionabile, in questa veste, anche da un pronunciamento della Corte Costituzionale. Il tempo delle “mazziate” deve finire e come afferma la Corte dei diritti dell’uomo la sanzione che era stata inflitta al direttore di Libero è “ingerenza nel diritto alla libertà di espressione non proporzionata ai fini perseguiti”.
LEGGI la sentenza della Corte di Strasburgo
Estratto: “la Corte non può concludere che una condanna nei confronti della ricorrente era di per sé in contrasto con l’articolo 10 della Convenzione”, hanno scritto i giudici di Strasburgo. Ma, “anche se c’è stata una sospensione dell’esecuzione della pena”, la sanzione detentiva e risarcitoria “è caratterizzata dall’assenza di circostanze eccezionali che giustificano l’uso di tale sanzione severa”.
MF – OSSIGENO