“Mezzo miliardo alla CIR”, dice La Stampa. “Condanna da 500 milioni”, Repubblica. Sono soldi che Berlusconi aveva già dovuto pagare all’avversario, De Benedetti, anzi sarà ora l’ingegnere a dargli indietro un assegno di 70mila euro perché, in Cassazione, l’entità del risarcimento è stata ridotta. Ma da domani le due aziende, CIR e Fininvest, dovranno mettere a bilancio perdite e attivi. Un colpo duro per gli affari della famiglia. Tanto che alla colomba Martina B. crescono gli artigli del falco: “Esproprio senza fondamento, la sentenza è uno schiaffo a giustizia e a democrazia”
“Rapinato Berlusconi”, secondo il Giornale. “Frodatore e corruttore”, secondo il Fatto Quotidiano. Repubblica mette tra virgolette il testo della sentenza: “Era lui a corrompere e condannare. Il lodo va considerato ingiusto”. La spartizione del gruppo Mondadori, (Repubblica e l’Espresso a De Benedetti, Panorama, Epoca e il resto della casa editrice a Berlusconi) fu decisa, con la mediazione di Ciarrapico e Andreotti, sulla base di una sentenza del gennaio 1991. Peccato che per ottenere quella sentenza Previti corruppe un giudice (ed è stato condannato in via definitiva per questo, mentre Berlusconi riuscì a strappare la prescrizione nel 2003). Solo ora si chiude definitivamente il processo civile e stabilisce, senza ombra di dubbio, che abuso e corruzione hanno segnato l’ascesa di B ben prima della sua famosa discesa in campo.
“Il messaggio video? Lo sta ancora limando”. Giannelli, sul Corriere, mostra un B dentro un televisore-prigione, intento a limarne le sbarre. Giuliano Ferrara già ieri aveva lanciato l’allarme: ”così si spezza la corda”. Il cavaliere, che sembrava sul punto di arrendersi ai servizi civili e alla decadenza da Senatore (oggi il primo voto in Giunta), colpito al portafogli, potrebbe cambiare di nuovo orientamento e annunciare sfracelli. Ma non credo fino al punto di ritirare i ministri come ritorsione diretta per le sentenze che lo investono. Vi piaccia o no la frase di Renzi (io mi sarei espresso altrimenti), “se si vota li asfaltiamo”, bisogna riconoscere che ha funzionato come un bromuro sul disperato di Arcore. Il quale per “staccare la spina” attenderà, eventualmente, che il governo si attorcigli in difficoltà economiche.
“Verso l’aumento dell’IVA – scrive oggi il Corriere – Il Governo non riesce a trovare un miliardo per fermarlo”. E Il Sole24ore sotto il titolo, “Spread, l’Italia torna avanti” (il differenziale di rendimento dei nostri titoli a 10 anni con quelli tedeschi è di nuovo un po’ più basso, 2,44 per cento, di quanto non sia quello spagnolo, 2,45) riporta il duro giudizio del Commissario europeo sulle scelte del governo. “Rhen: rischioso tagliare l’IMU, se il deficit sale si riapre la preceduta di infrazione”. C’è poco da dire, annullare l’imposta sulla proprietà anche per i ricchi, è stato l’errore capitale di Enrico Letta. Berlusconi si è fatto onorare la promessa elettorale e insieme si è visto servire il terreno su cui potrà dare battaglia contro il suo stesso benefattore. L’altro errore di Letta è la (non) politica europea, l’idea che, facendo il bravo scolaro, alla fine Frau Merkel lo ricompenserà, quando sarà arrivato il tempo del semestre di presidenza italiana dell’Europa. Invece avrebbe dovuto dire all’Europa: non faccio regali ai proprietari (IMU), combatto evasione e corruzione, taglio (per quel che è possibile, in tempi di recessione) la spesa pubblica, ma chiedo che la spesa per cultura, assetto del territorio, innovazione resti fuori dai vincoli di bilancio. Si sarebbero sollevati strepiti e minacce, ma non è detto che non avremmo potuto farcela.
Questa mattina il Senato discuterà il decreto legge (non avrai altra legge se non per decreto) detto “valore cultura”. C’è dentro un progetto per riqualificare Pompei (e scongiurare figuracce davanti al mondo intero), per salvare le fondazioni lirico sinfoniche in difficoltà, qualche soldo (tax credit) per il cinema e per altre istituzioni culturali. Interverrò brevemente nel dibattito. Ma soprattutto curioso di vedere che faranno in aula i senatori del PDL. Negli ultimi giorni si è manifestato in commissione cultura un certo loro nervosismo, probabilmente indotto da ordini di scuderia. Come se spendere per la cultura fosse un regalo agli scialacquatori di sinistra, regalo che i bravi cittadini di destra dovranno pagare con tasse o accise. Corro in Senato