Non abbiamo neppure bisogno di leggere il testo della convocazione per annunciare che l’associazione Articolo 21 sarà presente alla assemblea sulla Costituzione convocata a Roma per il prossimo 8 settembre. Ci saremo perché stimiamo le donne e gli uomini che hanno stilato l’appello a difendere i valori fondamentali della nostra Costituzione. Da Lorenza Carlassare a Stefano Rodotà, da Don Ciotti a Gustavo Zagrebelsky sino a Maurizio Landini, si tratta di persone che hanno sempre avuto a cuore il bene comune, anteponendo l’interesse generale ad ogni conflitto di interessi. Ci saremo perché non é neppure ipotizzabile che si voglia cambiare la Costituzione con chi ha marciato contro i tribunali, contesta le sentenze, esige un salvacondotto per una persona condannata in via definitiva. Si blatera tanto di Europa, ma in quella Europa, un leader della destra, come Helmut Kohl, si dimise o fu costretto a dimettersi per il solo sospetto di aver intascato illeciti finanziamenti.
In queste ore i forzisti tentano di allontanare il voto sulla ovvia decadenza del capo e cercano ogni appiglio per aggirare la norma. Nelle stesse ore, tuttavia, é arrivata quella che si può considerare la sentenza più grave. Non lo riguarda direttamente, ma forse é pure peggio.
I giudici di Palermo, nelle motivazioni della sentenza a carico del fedelissimo Dell’Utri, lo indicano come il mediatore tra l’ex cavaliere e la mafia ed individuano nel mafioso Mangano, assunto come stalliere ad Arcore, il garante della sicurezza di Berlusconi. La notizia era nota, ma ora acquista anche una verità giudiziaria. Qualcuno pensa ancora di poter riformare la Costituzione in questo contesto? La durata di un governo vale più della dignità di una nazione? Il solo fatto che si debba discutere della legge Severino e che le dimissioni non siano già state consegnate, anzi reclamate a gran voce da tutto il Parlamento, indicano la profondità della crisi etica, ancor prima che politica. A questa crisi occorre dare una risposta nei modi e nelle forme che saranno possibili, ma sicuramente uscendo dallo stadio della pura espressione di una sacrosanta indignazione.
Per questo ci saremo il giorno 8 settembre, con la speranza che questa possa essere solo la prima tappa di un cammino che riporti al centro della discussione politica i valori della libertà, della legalità, della uguaglianza, non a caso i pilastri della carta costituzionale.