Con Pippo ci siamo incontrati all’assemblea di Acquasparta, nel 2010 . Aveva riconosciuto Roberto, che stimava professionalmente, e si presentò a noi donandoci una copia della pubblicazione sul suo lavoro più importante, il restauro della basilica di Assisi. Fu subito sintonia. Fummo subito conquistati dai modi umili ma fieri di Pippo. Io, che professionalmente ben conoscevo “l’ingegner Basile”, spiegai poi a Roberto quale cavallo di razza avessimo avuto l’onore di incontrare.
La dedizione totale e appassionata alla professione unita ad un saldo rigore etico, il fermo impegno civile, la naturale eleganza dei modi mai sopra le righe accomunavano Pippo e Roberto. E negli ultimi tempi, più Pippo si aggravava nella malattia, più rivedevo in lui la determinazione che era stata anche di Roberto di non farsi fagocitare dalla malattia, di continuare il suo impegno al cento per cento su tutti i fronti. Ad Articolo 21 era l’unico non giornalista, come me, che conoscessi e ci univa la comune deformazione professionale, più abituati a cercare soluzioni e ad agire che a tenere lunghi discorsi o a scrivere dettagliati articoli.
Stavamo ragionando su come poter intervenire sulla scandalosa situazione de L’Aquila, subito dopo la morte di Roberto, quando sparì per qualche settimana. Si scusò poi, confessandomi che la malattia si era aggravata. Lo misi allora in contatto con il medico che tanto aveva aiutato Roberto negli ultimi anni, ben sapendo che anche Pippo avrebbe avuto la forza di volontà di seguirne le rigide prescrizioni. Così è stato. Ho rivisto in questi ultimi due anni in Pippo la forza, la calma lucidità, la “barra dritta” che hanno accompagnato Roberto fino alla fine. Insieme stavamo pensando a come dare visibilità al museo dei migranti di Lampedusa e ad ottobre avevamo progettato di portare il Premio Roberto Morrione, con le sue inchieste, al Centro Sperimentale di Cinematografia di Palermo. Un progetto a cui tenevo particolarmente, vista la radice palermitana di Roberto. Ci siamo incontrati per questo un’ultima volta qui a Roma, in un torrido pomeriggio di Giugno. Prendendoci il solito the verde, unica bevanda ammessa dalla dieta ferrea, mi ha ricordato Roberto come non mai: notai che era ulteriormente dimagrito e provato, ma sempre più lucido e determinato, con tanti impegni e decine di idee da sviluppare. Sempre gentile, sempre curioso degli altri, sempre attento a chi era in difficoltà. Che grande perdita. Che grande lezione, professor Basile…