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Trepida attesa! Il caffè del 13 di agosto

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Silenzio, parla Napolitano. O, almeno, parlerà, forse già in giornata. “Berlusconi. La risposta del Colle”, annuncia Repubblica. “Napolitano e il caso Berlusconi. Risposta prima di Ferragosto”, spiega il Corriere della Sera. “Le risposte del Colle”, promette La Stampa. Ma che dirà? Questa volta anche noi attendiamo di saperlo con viva e vibrante trepidazione. Perché, francamente, il parlar d’altro degli ultimi giorni stava sfiorando il ridicolo. Per carità, ridurre le auto blu e vendere tre aerei di Stato per comprare qualche Canadair è cosa buona e giusta. Ma armarci su una conferenza stampa!

Che dirà il Presidente? Il Cavaliere ha convocato il suo gabinetto di guerra, con Coppi, Letta e Ghedini. La Santanchè che entra e grida: “vinceremo”, Silvio risponde, “vinceremo”, ma poi torna a chinarsi su cavilli e garbugli. Sputtanando il giudice di Cassazione Esposito Antonio, si possono, almeno congelare, gli effetti della sentenza? E la legge Severino, che prevede la decadenza del senatore condannato, come aggirarla? Si può ottenere la grazia senza accettare il verdetto, evitando ogni atto di contrizione anzi continuando a dirsi vittima di una giustizia ingiusta? “Venti anni di trame”, narra Il Giornale, che ripete fino alla nausea come nei processi contro Berlusconi ci sia sempre “lo zampino di Magistratura democratica”

Ma che cavilli, d’Egitto! Un uomo come te non può nascondersi dietro un cavillo e nemmeno dietro montagne di cavilli, non può lasciarsi guidare da azzeccagarbugli manzoniani. Giuliano Ferrara vuole che Silvio torni a essere Berlusconi “Un uomo braccato dall’ingiustizia, da venti anni, raggiunto da una sentenza ingiusta, da 10 giorni (e tuttavia) prigioniero libero (grazie alla scelta) di Marina, rivoluzionaria, nuova, inaudita, una grande story per l’attenzione e la curiosità del mondo, un fattore di stupore e di rinnovamento generazionale che non ha bisogno di spiegazioni ed è all’altezza della scommessa”. Il cavaliere deve fare i conti con la depressione ogni giorno dietro l’angolo (“sembra Cossiga, alla fine del mandato”, mi ha detto uno che li ha conosciuti entrambi) i suoi estimatori più affezionati pretendano che vinca ancora o affronti la morte, con grandezza.

“Spread ai minimi da 2 anni”, esulta Il Sole24Ore. 245 punti base, i bond decennali rendono (e dunque costano all’Italia) solo due punti e mezzo più dei bund tedeschi. In realtà è il rendimento di questi ultimi che è schizzato in alto. Ma, certo, la cura Draghi sembra aver convinto gli investitori che l’euro non imploderà, mentre si vedono quei famosi primi fili verdi nel prato devastato dalla crisi. Insomma le aste d’agosto dovrebbero portare buone notizie per Spagna e Italia. Dopodiché, siccome la politica economica è una scienza con troppe variabili, gli economisti si rassegnano a sperare e a tifare. Quadro Curzio prevede un terzo mandato per Angela Merkel e spera che a Letta, deciso a muoversi con prudenza e all’ombra della Cancelliera, vengano concessi “12 mesi più 6”, fino alla fine del semestre italiano.

Osservo che un tale modo di ragionare, peraltro largamente condiviso dai dirigenti Pd che credono nel “Fare” e contano di restare al governo (con questo governo) il più a lungo possibile, incontra due difficoltà. La prima è che Berlusconi sia disposto a concedere un altro anno e mezzo. Che butti al vento i soldi già spesi per portare sulle spiagge di Ferragosto simbolo e logo di Forza Italia. Che rinunci all’idea della successione dinastica. Un anno e mezzo di purgatorio sarebbe troppo lungo per Marina. Intanto dovrebbe scegliere l’affidamento in prova ai servizi sociali, giacché, spiegano alcuni giuristi, (si veda Il Sole a pagina 9) “l’esisto positivo della prova estingue gli effetti penali della condanna”. Forse anche quelli della “pena accessoria” (incandidabilità).  Ma serve “una revisione critica” del reato di frode fiscale. Il Cavaliere dovrebbe pentirsi!

La seconda difficoltà è tutta del Pd che dovrebbe muoversi per 18 mesi all’ombra della Merkel e al fianco di Berlusconi, di cui sarebbe costretto a lodare la saggezza dello statista, il coraggio di volersi riabilitare. Ieri, su L’Unità, Alfredo Reichlin  lamentava la mancanza di analisi sulla crisi e sulla destra che la governa da venti anni. “Nessuno fa più analisi, si lanciano solo accuse moralistiche, spesso menzognere e vergognose”. Vero. Da una parte l’insostenibile ipocrisia di chi sostiene che insieme a questa destra, senza e prima che sia sciolto il nodo Berlusconi, si possano e si debbano riscrivere le regole del futuro comune. Dall’altra, la folta schiera di chi sostiene che siamo tutti “nominati” da Berlusconi e, perciò, senza diritto di parola.

Come se ne esce? Misurandoci, nel congresso, con l’analisi di una subalternità durata troppo a lungo. Subalternità al liberismo a anche a una concezione della società e dello stato che non ha uguali in altri paesi ed è il portato originale dell’anomalia Berlusconi. Se ne esce non nascondendo i guasti che tutto ciò ha provocato sul funzionamento e la credibilità delle istituzioni e sulla stessa natura del Pd. Ma se ne esce anche riprendendo a far politica, hic et nunc. Cioè favorendo, con pazienza e lealtà, la nascita di una destra nuova, non più abbagliata dal sole ingannatore di Berlusconi. E operando per mettere il Movimento 5 Stelle davanti alle sue responsabilità, incalzandolo con proposte politiche, offrendogli di votare insieme leggi giuste. È possibile? Sì, in teoria. A condizione che i funzionari di partiti non castrino il dibattito congressuale per paura che disturbi il manovratore. E che il Governo Letta non sequestri il Parlamento con decreti, leggi costituzionali e panzane.


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