Videomessaggio di Berlusconi alla Rai? Può inviato certo. Mandarlo in onda non sarà un obbligo. Non lo è’ per la legge, non lo è, in principio, per le regole del giornalismo etico, che si basano sul criterio dell’interesse pubblico e non di quello privato, Non spetta a noi decidere sui modi e sulle possibilità agire in politica del cittadino Silvio Berlusconi. Ma quella dei videomessaggi, delle note pubblicate senza repliche ne’ commento per volere del “Capo” e’ una delle manifestazioni principali dei conflitti di interesse a cui va posto termine. È un questione di interesse pubblico – questa si – sciogliere questo nodo Se il senatore Berlusconi, se l’uomo condannato a una pena afflittiva definitiva ha da dire cose di rilievo politico, per i suo ruolo di leader del centro destra o di uomo colpito da una sentenza che egli non condivide lo faccia in contraddittorio, sottoponendosi a domande dei giornalisti o a repliche di parti controinteressate. In contrario, verificata la portata giornalistica del messaggio, i direttori e le redazioni lo trattano, appunto giornalisticamente, ponendolo al vaglio delle domande inevase, alle costruzioni di contesto e alle repliche. Bene ha fatto il segretario dell’Usigrai, Vittorio Di Trapani, a chiarire questa posizione di libertà e decoro del giornalismo e del servizio pubblico. Chiaro e’ stato – su Articolo21- nel ricordare questa linea di comportamento,storicamente coerente del sindacato di categoria, l’ex vicesegretario Usigrai e attuale presidente Casagit, Daniele Cerrato. Proprio nella turbolenza politica molto delicata che si vive, anche a seguito della condanna che ha raggiunto l’imprenditore Silvio Berlusconi, la strada maestra e’ quella di garantire correttamente piena informazione nel rispetto della pluralità delle voci e del civile confronto. I monologhi e i comizi non sono generi dell’informazione giornalistica. Normalità e’ ricordare queste e averne riguardo. Sicuramente il servizio pubblico Rai non può essere un registratore di segnali che un modem manda automaticamente i rete. Sarebbe di sicuro interesse e motivo di rilancio se, invece, la Rai mettesse in agenda la trasmissione di tanta documentazione su tragedie infinite come quella siriana e egiziana, sui giornalisti incarcerati in Turchia che giornalisti free lance, senza sicurezza alcuna e in ceca di futuro, hanno prodotto con tanto sacrificio. Quella avanzata dal portavoce di Articolo21, Giuseppe Giulietti, in questo senso non è da considerare una provocazione ma una proposta di serietà e decenza.
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