Questa volta li abbiamo visti

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Questa volta li abbiamo visti. Stesi uno vicino all’altro, sotto i teli di fibra sintetica che brillano sotto il sole caldo, lungo la spiaggia di Catania. I corpi di chi è morto nel disperato tentativo di raggiungere la terra della speranza sono sotto i nostri occhi. Questa volta non sono finiti nel cimitero blu del Mediterraneo, insieme ai pesci di cui ogni tanto condividono la sorte finendo nelle reti dei pescatori. Questa volta sono sotto i nostri occhi e nelle fotografie di questa estate 2013. La loro morte non è solo nei racconti dei compagni di viaggio, nei loro sguardi carichi di tutto l’orrore che hanno visto, nella paura che si portano addosso.
Anche loro, prima di morire, hanno visto. Hanno fatto in tempo a guadarla la terra dei sogni e probabilmente hanno pensato di avercela fatta, che tutto quel dolore forse era valso la pena. Non potevano sapere che a ucciderli sarebbero stati quei 15 metri che li separavano dalla riva. E invece è andata proprio così, a pochi passi da terra. Erano giovani, tra i 17 e i 27 anni. Il più giovane avrebbe compiuto 18 anni tra pochi giorni. Venivano dall’Egitto, volevano raggiungere la Francia, ma gli sfruttatori del dolore umano, li hanno abbandonati non appena la barca si è arenata sui fondali siciliani.
Li abbiamo accolti, vivi e morti. I sopravvissuti hanno raccontato di quel viaggio dove si beveva una volta al giorno e si mangiava ogni due, della vita che non era più vita a casa loro. i siriani hanno rifiutato il cibo perché vogliono lasciare l’Italia per andare in Francia, Svizzera, Germania e Svezia. Ma la legge non lo permette. Per questo fanno lo sciopero della fame.
Intanto gli sbarchi continuano. E le morti anche. Si aprono nuove rotte, alimentate dai conflitti che incendiano l’Africa e il medioriente. Non si può pensare di fermare l’esodo dei disperati. L’Europa deve cambiare passo.


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