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Marcinelle: Bettoni (Anmil), “Non possiamo chiudere gli occhi sulle condizioni di lavoro degli immigrati nel nostro Paese”

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“Anche se sono trascorsi 57 anni dalla tragedia di Marcinelle – dove il crollo della miniera di Bois du Cazier provocò la morte di 262 persone di dodici diverse nazionalità e tra queste fu l’Italia a pagar il tributo più alto con 136 lavoratori, emigranti in cerca di una vita migliore – non si impone per mera retorica la nostra riflessione sulla maggiore attenzione che meritano quanti, lontani dal proprio paese di origine, cercano con fatica ed impegno di mantenere le proprie famiglie attraverso un lavoro onesto.   Infatti, come gli sfortunati minatori del 1956, ancora oggi tante persone rischiano la vita nei luoghi di lavoro e a loro va il nostro supporto affinché siano sempre garantiti integrazione socio-culturale e condizioni lavorative dignitose”. Queste le parole del Presidente Nazionale dell’ANMIL, Franco Bettoni, in ricordo di uno dei più gravi disastri avvenuti in ambito lavorativo che viene ricordato con manifestazioni e cerimonie cui ha partecipato, come da sempre è consuetudine, anche una delegazione dell’Associazione che nel 2007 ha fatto apporre una lapide all’interno della miniera in memoria delle vittime del nostro paese.   “Abbiamo apprezzato indubbiamente l’attenzione del Presidente della Repubblica e la non scontata presenza a Marcinelle della Presidente della Camera Boldrini – aggiunge Bettoni dopo aver saputo dal Consigliere regionale ANMIL, Mario Benvenuti, della composta commozione dell’On. Boldrini che ha stretto la mano ai rappresentanti dell’Associazione e dei moniti lanciati nel discorso tenuto alla presenza di diverse centinaia di persone – e noi continueremo a far sentire la nostra voce a tutela della salute di tutti i lavoratori”.  “Gli ultimi dati diffusi dall’INAIL relativi al 2012 – sottolinea Bettoni – quantificano in oltre 104.000 gli infortuni sul lavoro che hanno coinvolto lavoratori stranieri, con una forte incidenza di infortuni gravi e casi mortali, 120 lo scorso anno, circa il 15% del totale. Dati che non tengono purtroppo conto del lavoro nero, un fenomeno che riguarda frequentemente gli stranieri e che lascia in un cono d’ombra eventi di cui non è possibile avere notizia. I lavoratori stranieri, sempre più numerosi nel nostro Paese, sono infatti principalmente impiegati in settori ad alto rischio infortunistico, come l’edilizia o l’agricoltura, non vengono adeguatamente formati, sono molte volte precari o stagionali, hanno poca o scarsa conoscenza delle procedure, delle norme di sicurezza e molto spesso anche della lingua italiana. Tutte circostanze che sommandosi rendono questa categoria particolarmente vulnerabile rispetto al fenomeno infortunistico”.  “Una Associazione come l’ANMIL, da sempre attenta ad ogni aspetto della prevenzione e alle peculiarità del mondo del lavoro – conclude Bettoni – non può quindi non avvertire la necessità di rivolgersi in maniera diretta a questi lavoratori, individuando le principali criticità della loro condizione nella nostra società, i primari bisogni e le competenze basilari per favorire una loro integrazione efficace e, per quello che più direttamente ci interessa, sicura. Tale processo può compiersi solo con una specifica e attenta formazione: attraverso l’innovazione culturale e dei processi formativi, ogni lavoratore immigrato può diventare protagonista attivo non solo nella valutazione del rischio e nell’attuazione di una strategia diffusa di sicurezza e prevenzione, ma anche nell’interpretazione della sicurezza intesa come opportunità di sviluppo del senso civico e di condivisione di quel sistema di valori che consente di realizzare modalità efficaci di integrazione”.


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