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La via di mezzo: il cuore in Siria

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La pratica della “via di mezzo” esposta negli insegnamenti buddisti insegna che per liberarci dalle sofferenze si devono evitare gli estremi come la ricerca della felicità tramite la mera soddisfazione del proprio piacere personale, oppure attraverso espedienti che provocano l’automortificazione. La via di mezzo è contemplata in molte culture, è la via della saggezza, quella che unisce la ragione al sentimento. La via di mezzo è ciò che mi risuona nella testa quando leggo notizie e commenti sulla situazione siriana.

C’è una via di mezzo fra la dittatura di Assad e l’imperialismo delle grandi potenze: il bene di un popolo. E’ molto difficile parlare della Siria senza incorrere in polemiche, le notizie che giungevano in Italia, fino dall’inizio del conflitto, erano molto contrastanti e ho sempre avuto la sensazione che le ideologie politiche offuscassero i fatti, che, per quanto poco chiari per noi che viviamo qua, si sono drammaticamente concretizzati nella sofferenza di milioni di persone che hanno perso tutto, compreso l’affetto dei loro cari, dei loro figli. Adesso il mondo sembra essersi accorto della Siria, per anni le notizie apparse sui mass media erano sporadiche e spesso rifilante in fondo alle pagine dei giornali o trasmesse nelle ore notturne sulle televisioni. Non ho competenze per poter dire che oltre la guerra fatta con le bombe, attacchi aeri e fucili, ci sia stata, e sia ancora in atto, una strategia tesa a confondere ancora di più l’opinione pubblica sulla situazione siriana. Per questa ragione credo sia fondamentale, partendo da noi persone comuni, essere risoluti nel rifiutare ogni forma di violenza, anche quando questa si prospetta come risoluzione ad un conflitto.  Per troppo tempo l’informazione, e un certo tipo di cultura, ci hanno fatto sentire lontani da persone che vivono in situazioni di difficoltà, quasi come se questo ci facesse sentire al sicuro da possibili sciagure, ma non è così, nessun uomo può vivere totalmente in pace fino a quando ci saranno conflitti sul pianeta. In queste ultime ore, proprio quando si prospetta un attacco da parte di alcuni paesi come gli Stati Uniti alla Siria, si sono moltiplicati gli appelli che richiamano alla pace. Alcuni si stanno chiedendo dove fossero prima di oggi i pacifisti, la rabbia di chi per mesi e mesi ha denunciato i soprusi in Siria e non è stato ascoltato è tanta. Nonostante tutto io spero ancora in una via diplomatica, per quando arroganti e pieni d’interessi spero ancora che i “grandi” della Terra possano in qualche modo negoziare per fermare il conflitto. La guerra non gioverebbe davvero a nessuno, figuriamoci ad un popolo che per anni ha sofferto la dittatura della famiglia Assad e da 30 mesi vive questo sanguinario conflitto.
Le vie di mezzo, l’uso del cuore, è la migliore scelta. Paola Francia (giornalista freelance di Forlì),  Claudia Ceniti (funzionaria di banca di Milano), Pietro Tizzani (appartenente all’arma dei carabinieri  con una lunga esperienza in Kosovo) e il fotoreporter Giovanni Diffidenti hanno deciso di unire cuore e ragione per realizzare insieme il progetto Il Cuore in Siria. Il loro progetto umanitario si avvale della collaborazione di OSSMEI, l’Organizzazione siriana dei servizi medici d’emergenza in Italia che porta direttamente gli aiuti raccolti nel nostro paese in Siria e di Child Again, per i quali raccolgono materiale didattico e giochi. Il Cuore in Siria si adopera nella raccolta di medicinali, attrezzature mediche e di primo soccorso, vestiti e in questo periodo sta cercando di riempire un’ambulanza  carica di farmaci da consegnare ad Ossmei per il prossimo viaggio.

Per sostenere i loro progetti è stato aperto un conto corrente per la raccolta dei fondi che saranno utilizzati per l’acquisto del mezzo (“il Cuore in Siria” per Ossmei – Credito Bergamasco Filiale di Monza IBAN IT 67 V 03336 20400 000000000020) e per le altre necessità della popolazione. Oltre all’impegno umanitario, l’associazione porta avanti un’attività di informazione e di sensibilizzazione attraverso l’organizzazione di convegni, il primo dei quali si terrà il 27 settembre alle 21 allo Sporting Club di Monza, dal titolo “Viaggio in Siria. Dalla primavera araba all’emergenza umanitaria”, in cui saranno presenti tra gli altri lo scrittore e giornalista italo-siriano Shady Hamadi, autore del libro “La felicità araba”, lo studioso di Siria contemporanea e giornalista, Lorenzo Trombetta, autore del libro “Siria, dagli Ottomani agli Assad” e Muhommed Gazi Nasimi, medico e presidente di Ossmei. Chiunque voglia contribuire al progetto può mettersi in contatto tramite Facebook   sulla pagina: https://www.facebook.com/ilcuoreinsiria. “Anche un biberon, anche un peluche è prezioso, se può strappare un sorriso ai nostri bambini siriani.”

Il primo articolo della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani sancisce che “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.”  Per quanto possiamo sentirci impotenti di fronte ai grandi drammi della povertà, delle guerre, delle catastrofi naturali o provocate dall’uomo, credo sia fondamentale ripartire da questo spirito di fratellanza per costruire un futuro migliore per tutta l’umanità, poniamo buone cause, l’oceano è formato da infinite piccole gocce. 


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