“Via l’IMU, governo più forte”, titola la Stampa. Letta, soddisfatto, la definisce: “tassa iniqua” e garantisce che “dal 2013 non si pagherà”. Berlusconi lo ringrazia: “premier leale”. Corriere della Sera: “IMU abolita, piano casa per i giovani”, Se è per questo, oltre ai 4 miliardi e mezzo messi a disposizione per togliere “l’odiato balzello”, il governo ha promesso di scucire anche 500 milioni per la cassa integrazione e 750 per foraggiare 6.500 pensionati senza assegno. Ma il motivo di giubilo è un altro. Massimo Franco: “Alt al partito delle elezioni”. “È stato (quello di ieri) un rito sacrificale: uccidere l’IMU per far vivere il governo”. “Il governo non ha più scadenza”, dice, con Letta, La Repubblica, che poi titola: “Addio IMU, arriva la service tax”.
Già la service Tax. Chi abita nella casa che possiede, sarà presto chiamato a pagare diversi tributi in uno, e il nome inglese non garantisce che pagherà meno. “Il governo cambia nome all’IMU. È uno spot per Berlusconi” Il Fatto. “Missione compiuta”, Il Giornale. “Abolita l’IMU”. “Berlusconi: abbiamo mantenuto l’impegno con gli elettori”. Il succo è tutto qua. Aver cancellato quel nome (IMU), come ha fatto Letta per uscire dalle secche, ha offerto due indicazioni agli elettori. La prima: Berlusconi ha ancora forte influenza sul governo, le “larghe intese” e quindi anche sul Pd. La seconda: esiste un Popolo di Proprietari, dal pensionato che non si può servire il pranzo due volte al giorno al ricco sfondato. Un popolo unito, nel “sogno” del Cav e di Briatore.
Ormai non sono il solo a dirlo. Leggete Giovanni Orsina, su La Stampa: “Moderati di lotta in doppio petto”, dove spiega come la messa in scena del conflitto tra falchi (ammaestrati) e piccioni (viaggiatori) sia una specie di trionfo per l’ideologia e la politica di Berlusconi. E ripeta uno schema che gli ha permesso di tenere insieme populisti eversivi e proprietari timorati di Dio, uno schema con cui ha dominato la scena politica per 20 anni.
E il Pd? Per ora respira, ma emergerà presto tutto il suo stordimento, la mancanza di una rappresentazione credibile, di una difesa sostenibile del diktat subito. Cosa diranno? “Abbiamo aiutato italiani in difficoltà”? Ammesso che sia vero, è solo Berlusconi che ne trarrà vantaggio. “Abbiamo dato qualcosa anche a pensionati e cassa integrati”? Ma non è per loro, è per il proprietario di 250 metri quadrati ai Parioli (quartiere residenziale di Roma) che il governo stava per cadere. I senza lavoro e senza pensione, oggi più ieri, si sentono marginali. Assistiti, senza rappresentanza né peso in politica. L’accordo di ieri, 28 agosto, dà respiro al Governo, ma disarma il popolo del Pd e rincuora quello del PDL.
Berlusconi non perde tempo e invia la sua “memoria difensiva” al Senato. Vuole che la Giunta sospenda il giudizio sulla sua “decadenza” fino a quando la Consulta non sarà investita (da chi?) e non avrà detto se la legge Severino sia o no costituzionale. In ogni caso gli avvocati di Arcore ricorreranno alla Corte dei Diritti Umani di Strasburgo. Un capolavoro! Un condannato, in via definitiva, per frode fiscale e, in primo grado, per concussione e prostituzione minorile, pretende di restare Senatore, dichiara incostituzionale una legge che pure ha votato, e si presenta in Europa come uno che vogliono espropriare dei suoi sacrosanti diritti. Giannelli si inventa un Violante che suona al violino “Decadenza”. Il movimento è “lento, adagio, andantino, moderato”. Basta così poco per rimettere a cavallo un Cavaliere. Fuori tempo, Paolo Flores D’Arcais chiede a Grillo di far politica e di proporre al Pd un governo presieduto da Rodotà o da Zagrebelski. Grillo, scampato il pericolo della crisi, farà orecchie da mercante fregandosi le mani: “Pdmenoelle, tutti uguali, solo noi diversi, nessuno ci dica cosa fare”.
“Minacce all’Europa dalla Siria. Ma l’attacco potrebbe slittare”, Corriere. “Bonino frena sull’intervento italiano. Irritazione degli USA”, La Stampa. E Il Foglio annuncia un “Doppio strike: prima Assad poi il jihad”. Allo “strike” senza aspettare l’ONU, si è convertito Hollande. “Il diritto internazionale deve evolvere con la sua epoca. Non può essere un pretesto per lasciare perpetrare massacri di massa”. Ha ragione il presidente socialista della Francia. A che serve, se no, l’ONU? A permettere che Russia, Cina e Stati Uniti si parlino? Ma si parlano già al G8 e al G20. Il mondo è uno e fa affari unito. Diventa due, quando un dittatore stermina centinaia di poveri e inermi. Le merci hanno tutti diritti, le persone nessuno. A meno che non si trovino ad avere nelle vene sangue buono, sangue occidentale.
Non mi aspetto niente di buono da questa guerra di Obama, di Cameron e di Hollande. Ma non riesco a mettermi dalla parte di chi, di destra o di sinistra, crede di poter alzare la sua bandiera contro una nuova guerra imperialista. Capisco Gino Strada. Emergency, almeno, corre sui luoghi del massacro, cura la gente senza chiedergli “a chi appartiene”, prende i suoi rischi. Ma non accetto di mescolarmi con chi mente, presentando Obama come il continuatore di Bush. Né di sentirmi complice di chi, in nome della pace, chiude gli occhi. Penso che il popolo siriano (certo la maggioranza sunnita, ma anche molti curdi, non pochi cristiani e persino alawiti) avesse il diritto di rovesciare Assad. Non ha potuto farlo perché quel macellaio è stato armato fino ai denti dai Russi, perché il suo regime è servito a tenere occupate (e preoccupate) le monarchie sunnite del petrolio, perché Israele ha ritenuto che se i suoi nemici si scannano lo Stato Ebraico è più sicuro.
Il popolo siriano ha pagato e sta pagando. Con i morti, le case a brandelli, i bambini senza più scuola né futuro. E con la quinta colonna della barbarie, Al Qaeda, che si rafforza ogni giorno nelle terre “liberate”. È un mostro, l’islamismo fanatico e armato. che sangue e orrore trasformano in gigante. Fossero, quei proiettili tanto costosi, così intelligenti da mettere fuori gioco Assad, non mi lagnerei per quel sangue in più versato. E se colpissero anche i fanatici che ormai terrorizzano la gente di Aleppo, pace!
Temo che non andrà così. Perché quei proiettili sono vigliacchi. Come la falsa coscienza di noi occidentali, che mangiamo male se le televisioni ci tempestano con immagini di bambini senz’aria, ma che non vogliamo rischiare una sola delle nostre vite preziose per salvare cento di quei bimbi senza nome. E poi tutti in un talk show: guerra sì, guerra no. Finché passa la nausea.