L’ acquisizione del Boston Globe (al 4% del valore che aveva nel 1981) da parte del proprietario dei Sox, una delle icone del baseball americano,non pone solo una questione di carattere professionale (’’C’ è un conflitto di interessi su cui non si può fare nulla. Tutto ciò che possiamo sperare è che a ognuno sia permesso di fare il suo lavoro in maniera professionale e di essere messi in grado di mantenere la nostra indipendenza’’), ma prefigura un nuovo scenario economico con il rafforzamento, anche nel campo dei media, dello sport-industrial complex – Lo ipotizza Dean Starkman sul sito della Columbia Journalism Revue
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Green monster swallows Globe
(Cjr.org)
C’ era una volta un giornale che aveva comprato un club di baseball.
Era il 1981 e la potente Tribune Company comprò il Chicago Cubs per 24 milioni di dollari (circa 62 mln di oggi).
Ci fu un certo imbarazzo perché sorgeva il problema di come un giornale che faceva capo alla stessa proprietà avrebbe potuto parlare in maniera franca e approfondita di una delle risorse principale dell’ azienda madre.
Onestamente, la risposta è che nessuno sa mai come affrontare questo genere di situazioni. In apparenza, le cose non sono andate troppo male. Non scoppiò nessun particolare scandalo e il Sun-Times ritenne ‘’normale’’ la concorrenza del suo rivale di Michigan Avenue. I Cubs, da parte loro, hanno prosperato all’ ombra di questa combinazione.
Ma quando un giornale si deve occupare di una potente istituzione locale, i problemi vanno oltre la questione della libertà di editorialisti e cronisti di scrivere sinceramente quello che vedono, che è già un problema, e toccano invece quello che è sotto la superficie. Dopo tutto, non possiamo sapere mai quello che non sappiamo. Mettiamola così: il Lexington Herald-Leader avrebbe dato la stura al fiume delle sue prove sulla gigantesca corruzione della squadra di basket dell’ Università del Kentucky nel 1985 se quest’ ultima fosse stata di proprietà dell’ Università invece che della grande catena Knight-Ridder? La risposta viene da sola.
(…)
Questo non è per dire che la vendita da parte della New York Times Company del Boston Globe e degli altri piccoli giornali del New England a John Henry, proprietario della super-icona dei Boston Red Sox, per 70 milioni di dollari è un disastro o non avrebbe dovuto essere fatta. Attenti, avrebbe potuto andare anche peggio.
Chi lo sa? L’ uomo che ha dato una svolta ai Red Sox potrebbe essere proprio la persona che dà una svolta alle sorti finanziarie del Globe, nostante la crisi del settore dei quotidiani. (Ken Doctor ha scritto la miglior carrellata sull’ andamento recente del giornale). Henry non ha detto molto su come intende gestire la testata, e forse lui stesso non lo sa.
Ma, purtroppo, il conflitto di interessi in un club di baseball che possiede un giornale è ancora più acuta di quello relativo a un giornale che possiede un club di baseball. Nel secondo caso il giornale è il bene più prezioso e il suo grande valore almeno fornisce un incentivo a non rischiare troppo con la reputazione della testata. Ma la situazione si capovolge quando il club di baseball è molte volte più prezioso del giornale.
I giornalisti del Globe che scrivono di Red Sox, molti dei quali sono come dei ‘’marchi’’ nel loro settore, dicono tutti le cose giuste: che vedono il problema e faranno del loro meglio, e nessuno dubita che sarà davvero così.
‘’C’ è un conflitto di interessi su cui non si può fare nulla. Tutto ciò che possiamo sperare è che a ognuno sia permesso di fare il suo lavoro in maniera professionale e di essere messi in grado di mantenere la nostra indipendenza.”
E Dan Kennedy, una figura di spicco nei circoli giornalistici del New England, osserva che il grande problema non è tanto coprire i Sox come squadra ma come la principale istituzione economica e civica della città, che esercita un grosso peso sul municipio e le istituzioni statali.
E va anche oltre. Dietro questo affare, visto anche il crollo del business dei giornali – dice -, c’ è la previsione di un aumento del business sportivo.
da lsdi.it