I “coglioni” sono tanti

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Quando la politica si trasforma in ingiuria, offesa, invettiva vuol dire che siamo alla frutta, al limite della civiltà. Per esigenze diverse  Berlusconi e il “cerchio magico,” che ricorda quello di Bossi , da fare gli scongiuri visto l’esito finale, e,  per altro verso Beppe Grillo, alle prese con i parlamentari  di M5S sempre più inquieti e con il silente Casaleggio che detta legge, si muovono su binari paralleli. O meglio, seguono “convergenze parallele” come amava dire l’on.Moro. Non parlano, non si confrontano con gli avversari. Chi non è d’accordo con loro è un nemico da ingiuriare, da abbattere. Santanché e Brunetta sono due esemplari di questa fauna della banda bassotti che guida il Pdl agli ordini del cavaliere. Poi c’è la truppa, fatta da coloro che non riescono a mettere insieme due parole. Uno di questi, di cui non facciamo il nome perché al solo pronunciarlo viene il voltastomaco, della lingua italiana conosce bene solo una parola, coglione. Forse l’ha imparata a memoria a forza di sentirselo dire. E ora la rivende sostituendola alle idee che non ha. Rivolgendosi a Guglielmo Epifani, reo di aver chiesto che Berlusconi facesse un passo indietro e che le leggi, le sentenze dei tribunali, anche se dolorose venissero  rispettate, lo ha definito un “coglione”. Non ce la prendiamo con lui, anzi ci fa gioco.

Disperazione e volgarità della “ banda Bassotti”
Perché dimostra a che livello siano arrivati  gli appartenenti a quella “banda Bassotti” che è diventato il partito dell’ex premier, ex cavaliere, attualmente pregiudicato. In quel partito, nelle stanze di palazzo Grazioli o in Villa  ad Arcore, quella in cui si tenevano le “cene galanti”,. riunioni a catena, ricompare, si dice,  anche  Dell’Utri, un esperto in condanne,presenza costante di alcuni figli del berlusca, Marina in primo luogo, la candidata in pectore. Sondaggi ad ogni ora del giorno e della notte. Le cronache, i retroscena, a volte anche troppo fantasiose ,  ci danno il senso di un partito allo sbando. Se il capo della “ Bassotti” dovesse farsi da parte, ineleggibile, incandidabile, privo di quella  “ agibilità politica” che si richiede ad un leader di partito e che  cozza con la “ agibilità “ che può avere chi si trova ristretto ai domiciliari o inviato ai servizi sociali, il Pdl o Forza Italia, si dissolverebbero come neve al sole.  Berlusconi fa circolare proclami,  annuncia   da subito, se non arrivano entro una settimana “ segnali” su salvacondotti e cose simili,l’apertura di una campagna elettorale con comizi volanti sulle piagge, negli stabilimenti balneari. Sanno bene Santanché, Brunetta, Verdini e compagnia cantando , le Carfagna, Biancofiore, Gelmini, le ancelle del “signore” non potrebbero che piangere. E con loro anche le “ olgettine” che, forse si vedrebbero private dell’assegno mensile.

Il quadro che ha di fronte la direzione del Pd
Questo è il quadro che ha di fronte il Pd, il partito cui appartiene il premier, Enrico Letta. La direzione che è riunita ha di fronte a sé grandi responsabilità: assicurare la stabilità politica, assicurarsi che le vicende personali di Berlusconi non interferiscano con l’azione del governo, imprimere una svolta, un cambio di passo nell’azione di governo, assicurare che entro ottobre vi sia una nuova legge elettorale votata , così come da impegni presi dalla maggioranza che lo sostiene. E’ sbagliato  non vedere che il governo non è stato immobile. Gli ultimi provvedimenti approvati  e quelli calendarizzati per i primi giorni di settembre  sono  già qualcosa. Ma se è vero che la ripresa è alle porte, malgrado  gli ultimi dati negativi del Prodotto interno lordo, ci vuol ben altro. Occorre tradurre in leggi, iniziative, la parola “ lavoro”.

Un’operazione di pulizia, civiltà, democrazia
Insieme un’operazione di pulizia, di civiltà, di democrazia. Il Pdl minaccia di  staccare la spina al governo qualora non si trovi qualche marchingegno per garantire “ agibilità” al pregiudicato? Questa volta, le dichiarazioni di Epifani, lo fanno capire,  non può essere il Pd a rimanere con il cerino in mano come è accaduto con il governo Monti. E se  il segretario del Pd è un “ coglione” perché chiede al pregiudicato di fare un passo indietro, si sappia che i “ coglioni” sono tanti e che non accetterebbero assurdi privilegi per chi ha subito una condanna perché ha frodato lo Stato. Alla Direzione del Pd si chiede un pronunciamento chiaro. Più importante della data del Congresso e delle regole. Se questa è la partita tenere distinte le figura di segretario e di eventuale candidato premier rafforza e non indebolisce l’azione del partito. Battere altre strade sarebbe incomprensibile per i tanti “ coglioni”, iscritti, militanti, elettori del Pd, per tutti coloro che hanno fatto della democrazia una scelta di vita.


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