Enrico Letta come la Torre di Pisa? Possibile. Ieri si sentiva nell’aria, si toccava quasi, un cambiamento di umore, una migliore disposizione nei confronti del governo in tutti i politici di destra disposti a farsi intervistare. Zittita la Santanchè: “silenzio, il nemico ci ascolta”, le ha intimato il Cavaliere. Alle 3 del pomeriggio, a Sky, mi sono imbattuto in un Gasparri che chiedeva, invocava la grazia a Napolitano per il sui principale. La voleva, motu proprio, per ragion di stato e senza un richiesta, esumando un precedente, peraltro falso, quello del colonnello americano del caso Abu Omar, graziato, ma su richiesta dei suoi legali.
Nel corso della medesima trasmissione, il vice presidente del CSM, Vietti, sosteneva, citando Violante, che la Giunta per le autorizzazioni del Senato potrebbe ricorrere alla Consulta. Insomma prender tempo sulla decadenza del Cavaliere. Così, ammiccava Zurlo, del Giornale, il Cavaliere, rasserenato, potrebbe ripensarci e chiedere l’affidamento ai servizi. Dar prova di buona volontà e meritare una commutazione della pena. Il Fatto titola: “Scudi umani salva Caimano. “Il Pateracchio del Colle”. Su tutto aleggiava lo spirito del Dio Mercato, con il crollo della borsa di Milano e il meno 6 alla chiusura del titolo Mediaset, dopo mesi di trionfi all’ombra del governo delle larghe intese. Immagino Marina e Pier Silvio correre, accorati dal genitore: che fai, papà?. Il conflitto di interesse (Berlusconi guadagna con il governo, perde quando minaccia la crisi) diventa conflitto di famiglia.
Alla 20,30, anch’io ospite di Telese, a “In onda” su La7, incontro una Maria Stella Gelmini dolce come il miele, che apprezza il buon lavoro del Governo sulla Pubblica Amministrazione (mai più precari!) e individua “aperture” alla soluzione politica pro Caimano persino nell’intervista di Epifani a Repubblica.
Palpabile la voglia di non rompere con Napolitano, con Letta, né con il Pd. Mentre qualche comico involontario dà una mano fingendo di discutere quel che potrebbe essere dopo un’eventuale crisi. Scilipoti si offre in soccorso di Letta. Subito Miccichè fa sapere che qualche senatore siciliano sarebbe pronto a tradire il PDL in caso di crisi. Un governo Letta-Scilipoti- Pd Sicilia: sembra proprio una bufala made in Arcore.
Né poteva certo tacere, nel giorno della caduta del titolo Mediaset, il principale sostenitore esterno delle larghe intese. Parlo di Beppe Grillo. “Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare”. “Solo qualche anima bella” può credere di cambiare la legge elettorale. Subito al voto e “calci in culo ai politici”. E per colpirli meglio, facciamoli votare con la legge “porcata” che loro stessi hanno scelto. Un genio, Grillo, che Sergio Staino ci mostra mentre si guarda allo specchio e lo specchio gli grida: “Porcellum”.
Titoli. Libero e Giornale riesumano il complotto giudaico massonico (e plutocratico) per spiegare ai gonzi di destra che la guerra, per ora , non conviene. “Operazione terrorismo” – questo è il Giornale – “si muove la finanza occulta per isolare Berlusconi e sostenere il governo Letta”. “O la borsa o la vita, ricatto a Berlusconi”, fa eco Libero. Il Corriere, con stile, guarda altrove: “Sì al decreto precari, corsa all’Imu, Alfano, possiamo farcela”. “Sulla borsa il peso della crisi”, dice Sole24Ore. E la Repubblica: “Berlusconi frena i falchi”. Solo la Stampa obietta: “Nuove tasse per togliere l’Imu” e Luca Ricolfi si appella al Premier. “Fossi al suo posto, piuttosto che farmi logorare per durare qualche mese in più, preferirei correre il rischio di cadere, ma cadendo in piedi”. “Anziché cercare un compromesso tra idee sbiadite, proverei a far passare qualche idea forte, che finalmente ridia all’Italia quello slancio che da tempo aspettiamo”.
Già. Perché Letta e l’ala governativa del Pd non tentano, almeno, di legare la loro navigazione a qualche idea per il futuro? Una proposta all’Europa, per sottrarla all’egemonia della signora Merkel. Una per il lavoro. Che so, meno tasse per dipendenti e imprese, richiamo alle banche perché non strozzino la ripresa, e uno scambio da proporre a sindacati e imprenditori: meno discriminazioni e salari più alti ma contro più produttività. E poi qualche semplice legge per combattere corruzione e interessi delle mafie. Welfare per le partite Iva e salario di disoccupazione per disoccupati, assistiti di vario genere, cassa integrati quando l’azienda non c’è più. Non proprio un programma rivoluzionario. Ma colpirebbe comunque interessi costituiti, scontenterebbe sacche di elettori. E allora meglio tirare a campare.
Solo che tirando a campare, e grazie alla “furbizia” del Grillo, si ricasca nell’universo parallelo delle larghe intese, della pacificazione, della riforma costituzionale presidenziale o forse no, della deroga al principio della legge uguale per tutti perché uno è più uguale e abbiamo bisogno di lui per edificare la Terza Repubblica dopo non aver mai visto la seconda. Bisogna ammetterlo, Berlusconi è la misura della nostra(?) impotenza.
La sua, di impotenza, costringerà il Presidente Barak Obama a intervenire, con le armi nella crisi siriana. A muover guerra, ora, che Aleppo è un mucchio di rovine. Ora che 100mila morti hanno avvelenato i pozzi della convivenza e Dio solo sa quanti bambini sono dovuti scappare. Ora che la ferocia di Assad ha reso più forti i peggiori e più feroci tra i ribelli. Ho sentito John Kerry. Quando un Segretario di Stato americano usa quelle parole, l’intervento armato è inevitabile. Lo sa Repubblica “Gli USA: Assad pagherà”. Lo sa il Corriere. “In Siria usati i gas, risponderemo”. Se il blitz aereo seppellirà Assad, macellaio peggiore persino del padre, non verserò una lacrima. Ma in Siria continuerà la guerra civile. E proseguirà “il caos” nella regione, Libano compreso. Troppo tardi e troppo male. Forse la lunga bonaccia che abbiamo vissuto, 68 anni di conflitti a bassa intensità, senza guerre maggiori, sta finendo. E i nostri intellettuali, invece di scrutare il futuro, evitare il peggio, immaginare nuovi assetti, si limitano a piangere sulla fine dell’impero dell’Occidente.
Qualcuno troverà questo caffè pessimista. Dissento. Perché non sbagliava quel vecchio cinese. Quando c’è grande disordine e crollano gli assetti del potere, per gli uomini di buona volontà e di lucida intelligenza la situazione è davvero eccellente.