Le criticità specifiche riscontrate a Crotone non sono estranee ai restanti Cie, in particolar modo in seguito all’introduzione dei bandi di gara al massimo ribasso, che adottano come unico criterio di assegnazione quello dell’offerta economica minima, indipendentemente dalla qualità dei beni e dei servizi garantiti. Ciò ha inevitabilmente determinato un ulteriore scadimento delle strutture e dei servizi.A questo proposito, è da rilevare come fatto particolarmente negativo nel Cie di Crotone, la chiusura per ragioni economiche (febbraio 2013) della convenzione con l’Azienda sanitaria provinciale, che permetteva agli operatori del servizio sanitario pubblico – caso unico tra tutti i Cie italiani – di operare all’interno del centro.
D’altra parte – secondo quanto ampiamente documentato da un recente rapporto di MEDU (si veda Arcipelago CIE. Indagine sui centri di identificazione ed espulsione italiani), che ha visitato nell’ultimo anno tutti i Cie operativi in Italia – quello di Crotone non è un caso isolato, ma la prevedibile conseguenza di un sistema, quello della detenzione amministrativa, incapace di garantire il rispetto dei diritti umani fondamentali e della dignità umana, inefficace e inefficiente al fine di contrastare l’immigrazione irregolare (attraverso i Cie si stima che venga rimpatriato ogni anno appena l’1% dei migranti irregolari presenti in Italia), realisticamente non riformabile a quindici anni dalla sua istituzione. Lo confermano le recenti rivolte e devastazioni presso il Cie di Gradisca di Isonzo, anch’esse con costi umani drammatici, e la chiusura dei Cie di Bologna e Modena, amministrati proprio in base al criterio del massimo ribasso, con esiti disastrosi sia per le condizioni di vita dei trattenuti sia dal punto di vista della gestione complessiva.
A fronte dei tali episodi, che – è ancora il caso di ricordare – non rappresentano un’eccezione, ma la naturale deriva dell’attuale sistema della detenzione amministrativa, MEDU torna a chiedere con forza il definitivo superamento dei Cie, ormai urgente e indifferibile, e l’adozione di nuove strategie per la gestione dell’immigrazione irregolare più efficaci e rispettose della dignità umana.