“Le Carte della difesa”, titola il Corriere. “Lezione di libertà”, fa eco il Giornale. La “lezione” del professor Coppi, secondo cui il Cavaliere avrebbe potuto essere imputato di semplice evasione fiscale anziché di frode allo stato. Ma è una lezione, in realtà, che Coppi sta dando in primo luogo a Ghedini, alla corte degli avvocati-deputati, allo stesso Berlusconi. Se vi foste difesi nel processo, dice il Principe degli Avvocati, invece di cercare, con tutti i mezzi, anche i più spudorati, di far saltare il banco, forse non si sarebbe a questo punto. Credo che abbia ragione, i giudici potenti sono bendisposti nei confronti di un potente. Ma ora ci sono due sentenze, che dicono “truffa”. Dure, se volete, ma in diritto non infondate. Come farà la Cassazione a cassare? Berlusconi promette: se mi assolvono, cambio tutto. Sarò un imputato modello e potrei persino fare un passo indietro, largo ai giovani di Forza Italia, senza bisogno della prescrizione. “I Legali, il reato non c’è”, titola La Stampa. “Ultima minaccia, cortei davanti alla Cassazione”, dice Il Fatto. Ma Coppi ha detto no, e la Santanché ha dovuto nascondere la faccia schiumante nelle…sue spire.
Trascuriamo l’ipotesi Ponzio Pilato. Colpevole o innocente: cosa cambia? Cambia molto. Se colpevole, si chiude un’epoca. Quella in cui l’imputato Berlusconi ha potuto cantare, con Caterina Caselli, 1996: “nessuno mi può giudicare”. Se condannato, dovrà occuparsi di minimizzare il danno, difendersi nel processo Ruby (7 anni e interdizione perpetua, in primo grado), in quello per corruzione di Parlamentari (al fine di far cadere il governo Prodi), dovrà preoccuparsi che la sua interdizione temporanea dalle cariche elettive non faccia deflagrare il partito, dovrà innanzitutto pensare alle “creature”, cioè mettere in salvo l’ingente patrimonio che ha affidato a Marina, Piersilvio e via cantando. Occuperà ancora la scena mister B, ma come leader per una nuova fase non sarà più spendibile, più per i guai giudiziari che per l’età.
.Assolto, o comunque gratificato da un giudizio che suoni in suo favore, Berlusconi Silvio si proporrà ancora come il dominus della destra. Alzerà il tono con Letta, senza staccare la spina. Pretenderà garanzie per la sua roba e giocherà la doppia carta, blandizie e minacce, con i giudici d’assise e d’appello che hanno in carica gli altri processi. Io penso che sarà condannato. In venti anni di bugie, vittimismi, espedienti parlamentari, minacce al sistema giudiziario e costituzionale, Berlusconi ha irritato troppo i magistrati italiani. Quelli conservatori (o reazionari) ancor più degli altri. Ora è scattato il cartellino rosso. Qualcosa come l’oltraggio alla Corte, del sistema americano. E Coppi è stato chiamato troppo tardi.
E il Pd? Procedura d’urgenza per la legge elettorale. Finalmente. Ma che tipo di legge pur di abrogare il “porcellum”? Da una riunione, riservata, sulle riforme, mi sono fatto convinto – direbbe Camilleri – che il Pd voglia presentare un progetto di cui stanno discutendo “i saggi” costituzionalisti chiamati dal Governo. Un sistema proporzionale con il doppio turno, il cui senso, se si facessero le riforme costituzionali, sarebbe quello di evitare l’elezione diretta del Presidente della Repubblica ma di dare al Premier poteri forti, come quello di poter dettare l’agenda al Parlamento, di nominare (lui e non il Presidente) i ministri, di poter dire una parola decisiva sullo scioglimento delle Camere. È di questo progetto, sia pure per la parte solo “elettorale”, che la Camera sarà chiamata a discutere in settembre? Ho dei dubbi che il PDL voglia starci: a Berlusconi conviene, come si è visto, il turno unico con premio di coalizione. E Grillo?
Grillo è una variabile impazzita. Ieri ho visto quelle brave persone che ha fatto eleggere senatori giocare all’ostruzionismo in modo tanto sciocco da ridursi a guitti senza qualità. Quello che chiede per ogni voto il ricorso alla scrutinio elettronico; e allunga la frase per prender tempo. Quelli che vogliono tutti parlare in dissenso col gruppo, e non sanno su cosa dissentire. Quella che dice sempre di non capire, e forse nemmeno capisce. Quelli che si distraggano e si sbagliano a votare, così poi lo dicono per allungare il brodo. Presiedeva Gasparri, lo hanno fatto sembrare un gigante. Che pena. Eppure di opposizione ci sarebbe bisogno. Il “decreto del fare” è un pasticcio mal concepito, peggio scritto dai capo gabinetto del ministero, pieno di insidie lobbistiche. L’opposizione potrebbe scegliere 5 – 6 punti dolenti e far ballare la strana maggioranza. Alla fine, magari, perderebbe lo steso, ma non senza aver costretto un po’ di parlamentari di maggioranza a votare contro il governo.
Invece? Ho davanti agli occhi 5 volumi, contengono gli emendamenti, oltre mille al decreto. Alcuni, importantissimi, come per esempio la richiesta che si cambi la frase “sono tenuti” con “devono”. Così si guadagna qualche minuto. Minuti che costano, in straordinari, con il palazzo aperto fino a notte, i servizi legislativi a disposizione, i commessi. Bravi. Magari pure contenti di farsi prendere in giro dal Presidente della Quinta Commissione il quale, perché non si dica che non ha proceduto secondo regolamento, legge i numeri degli emendamenti: 33,33 bis,34,35,36. A capo comico, capo comico e mezzo!