A cinque mesi dall’uccisione di Belaid, un nuovo omicidio politico in una Tunisia mai pacificata. Undici colpi di arma da fuoco. Indetto oggi sciopero generale.
Articolo di: NEAR EAST NEWS AGENCY
Un nuovo omicidio politico infiamma la Tunisia. Nel giorno dell’anniversario dell’indipendenza tunisina e a cinque mesi dall’uccisione del leader dell’opposizione di sinistra, Chokri Belaid, freddato a febbraio di fronte alla sua casa, ieri a morire sotto i colpi di pistola di uomini armati è stato Mohammed Brahmi.
Secondo quanto riportato dalla figlia di Brahmi, due uomini sono apparsi di fronte all’abitazione di famiglia e hanno sparato undici colpi contro l’uomo, che il 7 luglio si era dimesso da segretario generale del Popular Movement, come forma di protesta per la presunta infiltrazione di islamisti.
Cinquantotto anni, padre di cinque figli, membro dell’Assemblea Costituente, formazione laica di sinistra, Brahmi è stato ucciso fuori dalla sua abitazione, secondo quanto riportato da un altro membro del partito, Khaled Khichi. Come per Belaid, anche la famiglia Brahmi punta il dito contro il partito islamista Ennahda: “Accuso Ennahda”, ha detto la figlia Chhiba. Accuse che gli islamisti hanno rigettato, definendo l’uccisione di Brahmi “una catastrofe per la Tunisia”.
Immediata la reazione della popolazione tunisina che, come avvenne a febbraio per Belaid, è scesa in piazza a Tunisi, di fronte alla sede del Ministero dell’Interno e a Sidi Bouzid – epicentro della rivoluzione esplosa nel dicembre 2010 – per protestare contro l’omicidio e contro il partito di governo, Ennahda, da tempo considerato il responsabile dell’insicurezza e dei settarismi che insanguinano il Paese. La polizia ha tentato di disperdere la folla e ha lanciato gas lacrimogeni contro i manifestanti che stavano erigendo una tenda di protesta.
Per oggi è stato indetto lo sciopero generale, la compagnia aerea Tunisair ha cancellato tutti i voli. L’unione Generale dei Lavoratori Tunisini ha chiamato oggi il Paese a incrociare le braccia “contro il terrorismo, la violenza e gli omicidi”.
Proprio due giorni fa il consigliere del primo ministro, Noureddin B’Hiri, aveva annunciato che sei persone, considerate responsabili dell’omicidio di Belaid, erano state identificate e che nei prossimi giorni ne avrebbe fornito i dettagli. A febbraio la morte di Belaid provocò durissime proteste di piazza che costrinsero il governo a prendere una serie di misure contro i gruppi islamisti, in particolare contro le componenti salafite. Non solo: dopo l’uccisione di Belaid, si assistette ad un rimpasto di governo e alle dimissioni dell’allora premier tunisino.
Si attende intanto il voto sulla nuova carta costituzionale, mentre il nuovo premier Larayedh ha promesso pochi giorni fa un’accelerazione nel processo di voto, che avrebbe dovuto tenersi da tempo: il primo ministro ha detto di voler organizzare le presidenziali entro la fine dell’anno.
da perlapace.it