“Le donne sono una voce potente dell’opposizione nei villaggi e nelle città, spesso impegnate nell’assistenza umanitaria, partecipi alle proteste e proprio per questo punite con detenzioni arbitrarie, torture e violenze sessuali.” Questo è quanto dichiara la direttrice per i diritti delle donne dello Human Rights Watch (Osservatorio per i Diritti Umani) Liesl Gerntholtz (nella foto).
Human Rights Watch ha intervistato 10 donne siriane che erano state arrestate a causa del loro coinvolgimento (o semplicemente del coinvolgimento da parte di alcuni loro familiari) in attività richiamabili all’opposizione al governo. Le testimonianze parlano di torture tramite l’uso di attrezzature che provocano shock elettrici, utilizzo di barre di metallo, cavi e manganelli. Queste donne avevano frequentato le manifestazioni pacifiche dei gruppi di opposizione, avevano fornito aiuti umanitari e di assistenza medica alle persone colpite dal conflitto, avevano supportato i disertori dell’esercito governativo e i militanti dell’opposizione. Per alcune di loro la detenzione è durata fino a 14 mesi, in un paio di casi hanno detto di essere state violentate mentre erano detenute presso la Filiale dell’Intelligence militare a Tartous e la filiale dell’Intelligence dell’aeronautica di Mezze a Damasco. L’Osservatorio per i diritti umani ha documentato già in precedenza l’uso, da parte del governo, di metodi di tortura in 27 centri di detenzione in Siria
Human Rights Watch non ha ricevuto informazioni riguardo alla detenzione e il maltrattamento delle donne , e dei loro parenti, attivi nel sostegno al governo siriano.
Alcune ex detenute hanno dichiarato di non aver ricevuto, da parte delle forze di sicurezza, alcun tipo di giustificazione che spiegasse il loro arresto e di non essere neanche state informate delle accuse a loro mosse e di quali leggi stessero violando, nonostante le norme giuridiche internazionali e che la legislazione siriana (approvata dal governo nell’aprile 2011) limiti la detenzione senza controllo giurisdizionale a 60 giorni.
Riportiamo qua alcune parti delle testimonianze raccolte dall’Osservatorio per i diritti umani (http://www.hrw.org/news/2013/06/24/syria-detention-and-abuse-female-activists):
Fatmeh (i nomi sono stati cambiati per proteggere le intervistate) attivista trentacinquenne che ha aiutato nel trasporto di alcuni disertori dell’esercito siriano da Homs a Deraa, ha dichiarato di essere stata torturata ogni giorno durante il periodo della sua detenzione e di avere subito torture tramite apparecchiature elettriche, i segni causati da queste torture sono ancora evidenti. Fatmeh è stata rilasciata nel marzo 2013, dopo quasi 14 mesi di detenzione.
Nasrin, 25 anni, è stata arrestata a Daraa nel febbraio 2012 mentre stava aiutando un disertore dell’esercito siriano. Ha riferito all’Osservatorio che i militari le avrebbero concesso la liberà solo se avesse fornito l’identità di uno dei leader dell’esercito siriano libero.
Sei di queste donne hanno detto di essere stata accusate, da parte delle autorità, di “terrorismo” o “attività terroristiche” e di essere state rilasciate solo dopo mesi di detenzione senza avere avuto un adeguato processo. Diversi giudici hanno rifiutato di esaminare i loro fascicoli sulla base di istruzioni ricevute delle divisioni della sicurezza.
“La sicurezza nazionale ha preso visione il file e noi non possiamo fare nulla”, così aveva detto un giudice di Damasco a una di queste donne.
Il centro di documentazione delle violazioni in Siria stima che il governo abbia arrestato più di 5.400 donne tra marzo 2011 e aprile 2013, stima inoltre che 766 donne e 34 ragazze sotto i 18 anni siano ancora in stato di fermo presso le strutture di detenzione governative. Secondo la Rete Siriana per i Diritti Umani (SNHR), 24 donne detenute sono state torturate a morte. Human Rights Watch non è in grado di verificare, in modo indipendente, il numero dei detenuti, o di coloro che sono morti durante la detenzione, a causa del divieto di accesso ai luoghi di detenzione in Siria.
– Human Rights Watch ha già individuato i luoghi, le agenzie responsabili, i metodi di tortura e, in molti casi, i responsabili dei 27 centri di detenzione gestiti da agenzie dall’intelligence siriana in cui si pratica la tortura.
– Human Rights Watch ha documentato i modelli sistematici che puntano a una politica statale di tortura (e di maltrattamenti) che di fatto costituiscono un crimine contro l’umanità.
– Human Rights Watch ha anche documentato in precedenza l’uso della violenza sessuale da parte delle forze di sicurezza siriane contro i detenuti maschi e femmine in più di 20 casi. Il grado in cui la violenza sessuale sia una pratica utilizzata rimane poco chiaro a causa della mancanza di accesso alle strutture di detenzione dell’Osservatorio dei Diritti Umani e la reticenza di molte vittime a farsi avanti per paura della stigmatizzazione o delle rappresaglie. Tuttavia, le informazioni ricevute dall’Osservatorio, indicano che i comandanti nella maggior parte dei casi non sono intervenuti per indagare e punire coloro che commettono atti di violenza sessuale o per impedire tali atti vengano commessi.
– Human Rights Watch chiede l’immediata liberazione di tutti gli attivisti non violenti e detenuti arbitrariamente, comprese le persone detenute per via delle attività di opposizione o per la presunta attività dei loro parenti.
– Human Rights Watch ha ripetutamente invitato il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a chiedere che le autorità siriane concedono l’accesso illimitato a tutte le strutture di detenzione per favorire un monitoraggio internazionale che possa indagare riguardo le detenzioni arbitrarie, le torture e gli abusi sessuali su uomini e donne.
– Human Rights Watch ribadisce il suo invito al Consiglio di sicurezza dell’ONU di deferire la Siria alla Corte penale internazionale (CPI) ed esorta gli altri paesi ad aderire agli inviti alla responsabilità per perseguire, tramite la Corte Penale Internazionale, in modo efficace, coloro che hanno un ruolo di responsabilità riguardo gli abusi in Siria.
– Human Rights Watch continua a richiamare le organizzazioni internazionali non governative, coloro che forniscono un’assistenza umanitaria, le Nazioni Unite e le organizzazioni locali affinché venga sviluppato, espanso e migliorato l’accesso all’assistenza medica, psicologica, sociale e legale verso le vittime di tortura e di violenza sessuale, all’interno e all’esterno del paese.