Ieri in 28 città del mondo si è tenuta una manifestazione per il riconoscimento dei diritti delle sex workers e per chiedere giustizia per Jasmine (prostituta svedese accoltellata dall’ex marito) e Dora (trans turca uccisa da un cliente). Riguardo a questa protesta mi è capitato di leggere un articolo, seguito poi svariati commenti dei lettori, dove le argomentazioni erano perlopiù divise fra chi era d’accordo e chi contrario alla legalizzazione della prostituzione e al riconoscimento dei diritti delle lavoratrici. Molti attaccavano chi difende le prostitute ma al contempo critica le “olgettine”, altri approfittavano per sproloquiare contro le femministe, come se fra queste vi fosse un unico pensiero a riguardo. La grande maggioranza dell’esposizioni proveniva da uomini (in media il 90%), fra questi neanche un commento in cui si parlava delle cause che portano alla prostituzione e di quelle che portano alla richiesta delle prestazioni sessuali a pagamento. “Il mestiere più antico del mondo” a quanto pare è ancora un dato di fatto, difficile che le persone comuni si spertichino in analisi atte ad individuare le cause per cui un uomo (più raramente una donna) scelga di fare sesso a pagamento. Si parla spesso di libertà di scelta, ma a volte la parola libertà viene usata a sproposito.
Ricevere favori in cambio di una prestazione sessuale, a mio modesto parere, appare più un ricatto che una semplice transazione di mercato. Le conseguenze di questo tipo di comportamento facilmente vanno a ledere i diritti altrui, come nel caso di avanzamenti di carriera per meriti sessuali a scapito di quelli professionali.
Non conosco il mondo della prostituzione ma nelle strade delle città vedo ragazze giovanissime che forse avrebbero aspirato ad altro. Recentemente un articolo del corriere ha rivelato i dettagli del sesso minorile a Napoli, una tratta che coinvolge bambini e bambine dai 13 ai 17 anni costretti dalle loro famiglie a vendere il proprio corpo.
In Italia è un’impresa trovare lavoro, se si è transgender o transessuale, e non si ha un sostegno economico da parte della famiglia, purtroppo l’alternativa per la sopravvivenza, nella maggioranza dei casi, è la prostituzione. Sono proprio i lavoratori del sesso più deboli a incorrere in violenze, a differenza di chi tramite il sesso fa affari con i politici o con altre persone influenti.
E’ molto facile giudicare, ognuno ha un suo percorso cultuale e di vita che forma una morale. Bocca di Rosa, che “lo faceva per passione”, era una donna libera, ma quante ce ne sono in realtà come lei? Difficilmente riesco ad immaginare che chi si prostituisce per strada sia una persona emancipata, ma anche chi lo fa in casa, o nei palazzi del potere, è spesso schiava di cose vanno ben oltre le comuni necessità. E’ libertà usare il sesso come via facile al lavoro o al successo?
E’ libertà pagare per ricevere del sesso? Non parlo di chi avverte delle pulsioni ma che, a causa di handicap fisici o psichici sia impossibilitato ad avere un partner con cui praticare del sesso, parlo di persone “normali” che scelgono di pagare per avere un qualcosa che dovrebbe naturalmente scaturire dall’attrazione reciproca.
La strada per una vera liberazione sessuale è ancora lunga, poco si parla della ricerca della vera gioia dei rapporti, dove vige il rispetto reciproco, in famiglia e con gli amici. Poco si parla di prevenzione della violenza basata anche su una sana educazione sessuale nelle scuole.