Sconfitta del Governo nel giudizio sull’art.19 davanti alla Corte Costituzionale

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Nel giudizio davanti alla Corte Costituzionale sull’art. 19 dello Statuto dei Lavoratori, la Presidenza del Consiglio dei Ministri è intervenuta, con l’avvocatura dello Stato, per sostenere le ragioni della Fiat. L’avvocatura ha chiesto alla Corte di dichiarare la questione inammissibile ovvero infondata. Questa linea di comportamento assume un rilevante valore politico. Dovendo scegliere tra la Fiat e la libertà sindacale, il Governo ha sposato la linea Marchionne, che considera il sindacato come uno strumento di gestione dell’azienda e perciò pretende di far entrare in fabbrica solo le organizzazioni che ritiene comprensive delle esigenze padronali.

Il Governo ha perso una buona occasione per svolgere la funzione, attribuitagli dalla Costituzione (articoli 3 e 41), di assicurare la parità di trattamento fra cittadini ed organizzazioni e di limitare i poteri imprenditoriali quando essi vengono esercitati in danno della libertà e della dignità dei lavoratori.
Per fortuna la linea Marchionne – Letta è uscita sconfitta dal dibattito innanzi alla Corte Costituzionale. La partita continuerà tuttavia in sede legislativa allorché dovrà disciplinarsi adeguatamente il ruolo rappresentativo dei sindacati.
Non dovranno consentirsi al padronato altre possibilità di alterare il confronto nelle relazioni industriali favorendo sindacati compiacenti.
Inutile dire che la correttezza delle regole del gioco nel confronto fra sindacati ed aziende è un indispensabile presidio della libertà di scelta anche in sede politica.
In determinate circostanze la tessera di iscrizione al sindacato può diventare tessera del pane, il che comporta, per chi la dispensa, un notevole potere di influenza anche in sede politica.


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