L’assalto criminale alla capitale è una storia che si perde indietro nel tempo ma, da cinquant’anni a questa parte, non ha avuto intervalli: è una storia unica quella che ha avuto inizio dalla formazione della banda della Magliana, quella che ha collaborato – a quanto pare – con i grandi episodi dei terrorismi italiani, e persino con l’episodio fatale del rapimento e dell’assassinio di Aldo Moro. Da quegli anni le associazioni mafiose del nostro paese, da Cosa Nostra alla ‘ndrangheta calabrese, alla camorra campana e ai casalesi, si sono sistemate prima ad Ostia e poi nei quartieri più grandi e popolosi della città e hanno attratto le associazioni straniere, quella cinese, la nigeriana, la mafia russa, quella albanese e non passa anno o meglio mese da quegli anni che grandi o piccole operazioni delle forze dell’ordine, polizia o carabinieri o guardia di finanza, non sono spinte a intervenire per mettere – per così dire – un po’ di ordine, arrestare un po’ di persone e riprendere ad assistere agli affari corposi che le varie associazioni organizzazioni compiono nella capitale. Perciò mi ha fatto ridere amaramente un recente comunicato della polizia di Stato di qualche giorno fa che parlava della scoperta recentissima di un clan della n’ndrangheta che sarebbe, per così dire, originario di Roma, da sempre o da moltissimo tempo operante nella città dove hanno sede il nostro governo e parlamento ma anche la Sede universale del Pontificato e di molte altre istituzioni importanti. E leggendo alcuni tra i più autorevoli quotidiani europei e occidentali on line ho verificato che anche quei giornali credevano con difficoltà che l’impianto mafioso a Roma si fosse constatato per la prima volta e per giunta come impianto autoctono. Una delle cose che abbiamo imparato negli ultimi anni è che le associazioni mafiose hanno da sempre legami e rapporti molto forti e che le mafie sono oggi in tutta la penisola come in Europa e nel mondo e che semmai il problema è che spesso non sappiamo come operano, chi sono i loro capi e soprattutto quali sono i loro rapporti con la società politica e civile. Agli inizi di luglio, e lo dico per chi lo abbia dimenticato in questa calda e confusa stagione, la direzione investigativa antimafia di Roma ha dato notizia di un’indagine giunta alla sua conclusione che promette grandi risultati. Le attività commerciali gestite dalla mafia calabrese nella capitale si svolgono al Pincio, nel centro storico e vicino Piazza Bologna, nelle borgate Tuscolano, San Basilio, Torbellamonica. Qui gli ‘ndranghetisti lavorano al fianco dei Casamonica, la famiglia alleati storici di Enrico Nicoletti, cassiere della banda della Magliana. Nicoletti sarebbe stato tra l’altro in affari con camorristi come Michele Senese, detto o pazzo e garante della pax mafiosa che ha retto negli ultimi sei anni e che si è rotta soltanto di recente. Alla ‘ndrangheta sono stati sequestrati venti milioni di euro e la DDIA prevede che gli investimenti previsti nei prossimi anni e ricavati dal denaro riciclato e giunto alle ‘ndrine romane sia dell’ordine di centocinquanta miliardi di euro.
Ma l’operazione più grande e tale da poter avere nei prossimi mesi conseguenze penali di notevole importanza è avvenuta qualche giorno e ha dato luogo all’arresto del boss Carmine Fasciani, in carcere da pochi giorni, con Vito e Vincenzo Triassi (bloccato con la moglie a Tenerife), referenti della famiglia Cuntrera-Caruana, i banchieri di Cosa Nostra. Gli arresti sono stati eseguiti da cinquecento poliziotti e il reato ipotizzato dalla procura di Roma guidata da Giuseppe Pignatore è il 416 bis già chiamato in causa nelle operazioni Colosseo e Anco Marzio del 1993 e del 2004. I due gruppi sono formati da due famiglie, i Fasciani di origini laziali e legati alla camorra campana e i Triassi di diretta derivazione siciliana e in particolare agrigentina.
Il terreno privilegiato delle due famiglie è il litorale di Ostia per la valorizzazione del porto e ai relativi appalti con i contatti necessari con le banche e il Municipio avviati dagli stessi soggetti “impegnati nel traffico internazionale armato di sostanze stupefacenti, secondo una commistione che realizza la notte della città.” Notte in cui una delle persone intercettate si è trovata a discutere a palazzo Madama di finanziamenti europei alle concessioni demaniali. E a questo punto intervengono, a quanto pare, politici necessari per i contatti diretti con le istituzioni pubbliche che decidono sulle concessioni e sui finanziamenti. Una storia non diversa dalle altre che segnano l’antica coabitazione tra mafia e politica che va avanti senza soluzione di continuità mentre la politica tace e il nuovo parlamento non ha ancora ritenuto urgente formare una commissione d’inchiesta sulle mafie.