Nuovo duro colpo alla mafia barcellonese

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Un anno d’indagini ha portato Carabinieri e Polizia ad arrestare 35 persone ritenute affiliate a Cosa Nostra barcellonese.

Un’organizzazione duramente provata dalla collaborazione dei boss Carmelo Bisognano, Alfio castro e Santo Gullo che avevano già consentito di arrestare i padrini storici della mafia di Barcellona seguita dall’arresto, nel gennaio scorso, del boss latitante Filippo Barresi ed dal  pentimento di Salvatore Campisi. Quest’ultimo, soggetto emergente, ha consentito di far luce sui due tentati omicidi ai danni di Carmelo Giambò dell’ottobre 2010 e marzo 2011 e dell’omicidio di Ignazio Artino, assassinato sotto la sua abitazione il 12 aprile 2011. Artino era stato messo ai vertici dell’organizzazione mafiosa di Terme Vigliatore e Mazzarrà S.Andrea e si occupava dei proventi delle estorsioni e della gestione criminale della discarica di Mazzarrà S.Andrea. Ruolo ambito proprio da Campisi che insieme a Carmelo Maio attese Artino sotto casa e lo eliminò a colpi di lupara. La collaborazione di Campisi ha consentito di far luce anche su decine di estorsioni ai danni di imprenditori e commercianti della zona gestite da Massimo Giardina, Salvatore Italiano e Salvatore Artino. Un ruolo lo ebbe anche Giovanni Perdichizzi, cassiere delle estorsioni del gruppo di San Giovanni diretto da Ottavio Imbesi. L’uomo fu assassinato lo scorso capodanno a Barcellona perché ritenuto inaffidabile. In questo quadro tuttavia emergono aspetti che il procuratore Guido Lo Forte ha definito epocali, su tutti la collaborazione spontanea di molte vittime delle estorsioni che ha consentito di eseguire arresti in flagranza e l’inarrestabile fenomeno delle collaborazioni con la giustizia di boss e gregari che hanno notevolmente indebolito l’associazione.

Dopo le tre precedenti operazioni Gotha degli ultimi due anni, che avevano portato in carcere boss ed affiliati di Cosa Nostra barcellonese, la mafia tirrenica in pochi mesi si era ricostituita attorno a nuovi capi, imprenditori incensurati e del tutto sconosciuti alle forze dell’ordine come Francesco Aliberti, 59anni imprenditore di Barcellona nel settore dei serramenti e Giuseppe Treccarichi, 49 anni allevatore di Rometta Superiore. Sono loro i nuovi capi della cupola mafiosa secondo la DDA di Messina ed era Aliberti ad occuparsi della raccolta di fondi per le famiglie dei detenuti e di una cassa comune con i proventi delle estorsioni per sostenere l’associazione mafiosa.

da isiciliani.it


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