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Lombardia: il curioso caso di Radio Padania e del M5S

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Un comunicato affidato il primo luglio scorso dal Movimento 5 Stelle alle maggiori agenzie di stampa italiane riportava la denuncia di alcuni consiglieri della Regione Lombardia sulla presunta pioggia di soldi pubblici finiti nel 2012 nelle casse di Radio Padania Libera. A corredo di quanto affermato, per dovere di trasparenza, i grillini hanno affidato alle rete un documento in cui sono evidenziati i 575 mila euro erogati lo scorso anno a radio e tv private per realizzare trasmissioni sulle attività del consiglio lombardo. A risaltare maggiormente però sono i 127 mila eurointascati dall’editore di Radio Padania, quasi un quarto del totale destinato all’emittenza.
Dati lampanti, dai quali è possibile evincere l’enorme differenza tra gli emolumenti concessi alla radio padana e quelli ricevuti da tutte le altre stazioni lombarde che hanno ottenuto, in media, 18 mila euro a testa. In evidenza anche altre spese come i 711 mila euro sborsati dalla regione per gli abbonamenti alle agenzie di stampa o i 70 mila finiti sotto la voce “pubblicazioni periodiche e speciali”.
Sui social network non sono mancati i commenti indignati per i fondi pubblici elargiti a un’emittente che ha fondato la propria identità sulla superiorità del Nord e sulla volontà di secessione dal resto d’Italia, ma a stretto giro è arrivata un’inaspettata marcia indietro da parte del Movimento 5 Stelle. Un comunicato diramato dai pentastellati lombardi precisa: “a differenza di quanto indicato precedentemente, Radio Padania Libera percepisce [dalla regione] un contributo in linea con quello delle altre emittenti”. A corredo della rettifica, la pubblicazione di un nuovo  atto che documenta finanziamenti a pioggia equamente spartiti tra tutte le redazioni di radio e tv.
A prescindere dalla pubblicazione di due documenti ufficiali dal contenuto apertamente contrastante, va sottolineato come la cifra di 127 mila euro inserita tra i presunti finanziamenti pubblici per Radio Padania Libera possa essere considerata ridicola rispetto ai soldi che l’emittente di Bossi e Maroni riceve inequivocabilmente ogni anno dallo Stato per insultare impunemente gay, extracomunitari e meridionali. Lo scivolone dei consiglieri grillini ricorda molto la parabola della pagliuzza e la trave.
Ecco perché:
Dalla legge finanziaria del 2005 (Legge 30 dicembre 2004, n. 311, Art.1 comma 213) , ogni anno lo Stato ha stanziato un milione di euro (ma il fondo è stato rivalutato) per il potenziamento e l’aggiornamento tecnologico nel settore della radiofonia. I soggetti che possono usufruire del contributo sono però quelli indicati al comma 190 della Finanziaria del 2004, cioè: le “emittenti radiofoniche nazionali a carattere comunitario”. Le uniche due che rispondono al requisito sono Radio Padania e Radio Maria. Ma non è l’unica norma ad aziendam licenziata da Silvio Berlusconi e soci.
Un emendamento presentato dal fondatore dell’emittente, il deputato leghista Davide Caparini, durante la discussione della finanziaria del 2001 (Legge 28 dicembre 2001, n. 448, Art. 74) permette alla stazione radiofonica padana (e alla cattolica Radio Maria) di attivare quasi liberamente nuovi impianti Fm sul territorio nazionale senza chiedere preventive licenze al ministero o agli ispettorati regionali, purché non interferiscano con frequenze già esistenti. La concessione si ritiene assegnata a pieno titolo dopo appena 90 giorni, di conseguenza la frequenza può essere anche immediatamente venduta.
Radio Padania è considerata un’emittente “di servizio”, senza finalità di lucro ed – in quanto appartenente ad associazioni o fondazioni culturali, politiche o religiose – è classificata come “comunitaria”, cioè non commerciale e utile alla comunità.
Un bel vantaggio rispetto alle altre emittenti che non possono acquisire alcuna frequenza se non a caro prezzo. Mentre le voci dell’etere a carattere locale muoiono una dietro l’altra, tra l’indifferenza generale, si consente a Radio Padania di guadagnare milioni di euro, grazie alla vendita delle frequenze occupate in virtù di una legge firmata da un deputato della Lega.
Questo è quanto avrebbero dovuto denunciare i grillini.

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