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Libertà di stampa e minacce. Tre storie dicono tutto

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Il confronto fra Franco Oddo (Siracusa), Giovanni Taranto (Castellammare di Stabia) e Michele Inserra (Reggio Calabria) a Trame Festival

La libertà di stampa e il coraggio di pubblicare notizie delicate, sgradite a personaggi potenti, si scontrano con i poteri corrotti, con la censura subdola imposta con la violenza, con la prepotenza e gli abusi consentiti in Italia da una legislazione arcaica, carente, poco rispettosa del diritto dei cronisti di raccontare anche le verità più scomode. Nell’ultimo appuntamento con lo Spazio Ossigeno a Trame Festival, sabato 22 giugno, si è parlato di questo scontro perenne, senza quartiere.

Il tema è stato affrontato da Franco Oddo, direttore de “La Civetta di Siracusa”, Giovanni Taranto, direttore di “Metropolis” e Michele Inserra, caposervizio de “Il Quotidiano della Calabria”. I tre giornalisti hanno raccontato e commentato le loro esperienze più spinose confrontandosi con Alberto Spampinato, direttore di “Ossigeno per l’Informazione” e coordinatore dell’incontro.

“Autorevoli organismi internazionali come Freedom House e Reporters Sans Frontieres da anni inseriscono l’Italia fra i paesi in cui stampa gode di una libertà “parziale”, dicono cioè che in Italia la stampa non è pienamente libera. Non lo dicono a caso, ma proprio perché accadono vicende come quelle di cui siete stati protagonisti, e a causa delle carenze della legislazione italiana”, ha detto Spampinato.

Un tema emerso dal dibattito è stato quello della stentata solidarietà tributata in molti casi da parte delle istituzioni e dagli altri giornalisti ai colleghi colpiti da intimidazioni, abusi e minacce.

“La cosa che più mi ha rammaricato – ha dichiarato Oddo a proposito delle intimidazioni subite personalmente e dagli altri redattori del giornale che dirige – è stata l’assenza di solidarietà da parte degli altri giornali, mentre invece è stato confortante che una ventina di associazioni locali si siano schierate con noi e abbiano manifestato totale vicinanza alla ‘Civetta’ per le sue inchieste”.

Anche Michele Inserra ha detto di avere ricevuto scarsa solidarietà dalla sua categoria. “Qui in Calabria nessuna associazione si è schierata dalla mia parte. Ma neppure l’Ordine dei Giornalisti e il sindacato hanno preso posizione a mia difesa. Questo rafforza la mia scelta di non fare parte di queste organizzazioni”. In particolare, Inserra ha polemizzato con il giornale “Calabria Ora” che ha criticato il suo operato.

Il direttore di Ossigeno ha obiettato che il sindacato e l’Ordine non sono entità astratte, ma organismi elettivi che esprimono l’orientamento dei giornalisti che li eleggono, e perciò è opportuno farne parte per far valere le proprie idee e contribuire al loro orientamento. In alcune regioni questi organismi sono più aperti a queste tematiche, in altre meno, ma l’idea di far valere una solidarietà più piena si va facendo strada ovunque, e questo è un effetto della partecipazione attiva dei cronisti che facendo correttamente il loro lavoro si scontrano con varie forme di censura camuffata.

Se la solidarietà fra i giornalisti non si esprime a pieno, ha sottolineato Spampinato, ciò è dovuto anche al fatto che fra i giornalisti non c’è ancora piena consapevolezza della natura del problema. Molti giornalisti credono che basta essere prudenti e fare correttamente il proprio lavoro per evitare intimidazioni, minacce e querele pretestuose. Molte vicende, comprese quelle che hanno avuto per protagonisti gli ospiti della serata, dimostrano che non è così: chi minaccia o querela pretestuosamente il 99% delle volte non lo fa perché vuole rettificare una notizia, ma perché sostiene che quella notizia non bisognava darla in nessun modo. Un giornalista minacciato è una vittima, qualsiasi cosa abbia scritto, non è necessario condividere ciò che ha scritto o le sue idee per manifestargli solidarietà. Questo, ha concluso Spampinato, è il punto che molti non riescono ancora ad accettare.

Giovanni Taranto, direttore di “Metropolis Tv” di Castellammare di Stabia, ha spiegato che lui e il suo giornale, invece, la solidarietà l’hanno avuta, dal sindacato e dall’Ordine dei giornalisti della Campania e dal suo presidente Ottavio Lucarelli. Quest’ultimo, nel corso di un incontro nella sede di “Metropolis network”, a nome di tutti i presenti ha annunciato che insieme agli altri dirigenti dell’Ordine avrebbe controfirmato in segno di solidarietà gli articoli e le inchieste dei redattori di “Metropolis”.

Le notizie più rognose sono certamente quelle che rivelano uno stato delle cose sgradito a personaggi potenti, che reagiscono e si fanno forti dell’isolamento dei giornalisti che prendono di mira. Gli esempi sono venuti proprio dai racconti dei tre giornalisti.

Franco Oddo ha raccontato l’esperienza della “La Civetta di Siracusa”. A dicembre del 2011 il giornale ha pubblicato, in esclusiva, alcune visure della Camera di Commercio che rivelavano la partecipazione di penalisti, magistrati, tra cui il procuratore della Repubblica Ugo Rossi e due suoi sostituti e loro familiari ad una società vincitrice di numerosi appalti pubblici.

L’inchiesta, con dati incontrovertibili, ha scosso Siracusa ma non trovato eco in altre testate locali. “Nessun giornale, a Siracusa e in Sicilia – ha detto Oddo – ha scritto una riga per parlare di questo scandalo. Nessuno. Piuttosto alcuni giornali si sono schierati dalla parte degli indagati e contro di noi che raccontavamo i fatti”. Oddo ha ricordato che i giornalisti del suo giornale sono stati querelati dallo stesso procuratore, che qualche mese dopo, in seguito ad una ispezione ministeriale, è stato trasferito ad altra sede in via cautelare su richiesta del ministro della Giustizia. E adesso si cerca di imbastire un’inchiesta per accusare i giornalisti della “Civetta” di aver ordito un complotto.

La vicenda di “Metropolis” è quella di un giornale che opera in un territorio in cui i clan camorristici sono potenti e vorrebbero decidere tutto, anche se e quando un giornale può essere venduto o meno nelle edicole. La sede del giornale, nell’estate del 2012, ha raccontato Giovanni Taranto, è stata presa d’assalto da un gruppo di familiari di un camorrista di Castellamare di Stabia. Quel giorno il giornale riferiva la notizia che il camorrista detenuto si era “pentito” e aveva cominciato a collaborare con la giustizia. I familiari non volevano che si sapesse e hanno cercavano di impedire la stampa e la vendita del quotidiano. Minacciando gli edicolanti hanno imposto la loro volontà. Ma nei giorni successivi, grazie alla solidarietà, quel numero del giornale è stato venduto per le strade. “Sapevamo bene che quella notizia – ha detto Taranto – dava fastidio a qualcuno, ma era importante pubblicarla e farla arrivare ai lettori. Perché fa capire che il muro di omertà che protegge i mafiosi si sta sfaldando. L’informazione può e deve rompere il silenzio, solo così si può sconfiggere la mafia”.

Michele Inserra, caposervizio de “Il Quotidiano della Calabria”, che vanta il triste primato di aver collezionato nell’arco di un anno 13 querele da parte del magistrato Alberto Cisterna, secondo il quale le querele ci sono ma non sarebbero così tante. Inserra è stato querelato dopo aver pubblicato varie notizie tratte dall’inchiesta giudiziaria per corruzione in atti giudiziari, in cui è stato coinvolto il magistrato nel 2011.

Queste ed altre vicende, ha concluso Alberto Spampinato, dimostrano che gli attacchi alla libertà di stampa non danneggiano solo i giornalisti, ma l’intera società, la democrazia. “Dobbiamo farlo capire. Questi problemi si risolveranno quando saranno cambiate alcune leggi, a cominciare da quella sulla diffamazione e sul segreto professionale, e quando una mobilitazione sociale e politica rivendicherà il diritto di ogni cittadino di essere informato. Arriveremo a questo quando i dati allarmanti raccolti da Ossigeno, da ‘Reporters Sans Frontieres’ e da altre autorevoli organizzazioni avranno finalmente la giusta risonanza”.

, OSSIGENO

 


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