di Luisa Betti e Barbara Spinelli –
La ministra Josefa Idem si è dimessa circa 10 giorni fa, proprio mentre stava mettendo in atto la regia di un lavoro strutturato per il contrasto alla violenza contro le donne – femminicidio, coinvolgendo in una task force sia gli altri ministeri sia la società civile. Un lavoro rimasto in sospeso dopo la ratifica della Convenzione di Istanbul, che rischia di rimanere sulla carta, a cui il presidente del consiglio, Enrico Letta, ha risposto dando delega delle pari opportunità alla viceministra del Lavoro, Cecilia Guerra. Un atto a cui le donne italiane hanno risposto a gran voce chiedendo la nomina di una ministra delle pari opportunità con pieni poteri e in grado di riprendere in mano il prezioso lavoro della ex ministra Idem. Una richiesta rafforzata dall’articolo della vicedirettore del “Corriere della sera”, Barbara Stefanelli, alla quale Letta ha risposto attraverso lo stesso giornale, ribadendo la sua ferma posizione a non nominare una nuova ministra delle pari opportunità e assicurando il non arretramento del lavoro iniziato da Idem. Per questo, e per dare seguito alla petizione lanciata subito dopo le dimissioni di Idem e prima che il consiglio dei ministri decidesse di dare una delega al lavoro, sia io che Barbara Spinelli, abbiamo deciso di scrivere una lettera aperta al presidente Letta affinché torni sulle sue decisioni e nomini subito una ministra delle pari opportunità.
Presidente Letta, perché una ministra delle pari opportunità è necessaria
Ieri un’altra donna è stata uccisa a colpi di pistola dall’ex marito a Bra, vicino Cuneo e dal giorno delle dimissioni della ministra Josefa Idem, che stava organizzando la risposta istituzionale al femminicidio, altre quattro donne sono state uccise in quanto donne. Perché in Italia, quando sembra che qualcosa avanzi, il risultato è sempre l’immobilità o addirittura un passo indietro?
Giorni fa Lei ha scritto una lettera di risposta all’editoriale della vicedirettora del “Corriere della sera”, Barbara Stefanelli, la quale faceva notare quanto fosse inopportuna la non nomina di una nuova ministra dopo le dimissioni di Idem. Perplessità legittima, e non solo di Stefanelli, ma di tutto il movimento femminil-femminista italiano, a cui Lei ha risposto dicendo che ci tiene alla questione altrimenti non avrebbe “formato il governo col maggior numero di donne della vita della Repubblica”: facendo capire che quasi quasi ci ha fatto un favore. Lei ha anche assicurato che non ci sarà nessun “arretramento del governo sul terreno delle questioni di genere” e che non ci sarà “nessun annacquamento”: affermazioni che non assicurano un’azione efficiente dell’esecutivo, in quanto un buon programma di governo senza una ministra che lo guidi, non è una garanzia.
Il freno di arresto in realtà c’è già stato quando il lavoro della ministra Idem è stato interrotto de facto. Pensavamo fosse un fermo temporaneo, superabile dalla nomina a breve termine di una nuova ministra. Ma ci sbagliavamo.
Non si capisce perché davanti a quella che molti impropriamente definiscono emergenza femminicidio, sia stata data delega delle pari opportunità al ministero del lavoro e a una viceministra, in un momento in cui invece sono necessarie energie da dedicare a tempo pieno al contrasto al femminicidio.
Lei non può scaricare sulla persona investita, l’onere e l’onore di continuare con altrettanta dedizione il lavoro di Idem, quando è sua la responsabilità di aver designato una persona che necessariamente dovrà dividere il suo tempo tra più deleghe, e che comunque non gode delle medesime prerogative e poteri di cui gode una ministra.
La forma, in questo caso, e di tutta evidenza anche sostanza.
Quella che lei chiama polemica è invece la rivendicazione del diritto di ogni donna e bambina di questo Paese, a che il governo mantenga delle strutture istituzionali adeguate a dedicare il necessario tempo e le necessarie risorse alla prevenzione e contrasto di ogni forma di discriminazione e violenza di genere. Una necessità già severamente ricordata ai suoi predecessori dalle Nazioni Unite, e che forse dovrebbe essere tenuta in adeguata considerazione da Lei.
Ricade su di lei, e su nessun altro, la responsabilità di non aver nominato una nuova ministra delle pari opportunità dopo aver accettato le dimissioni di Josefa Idem. Prenda atto che si è trattato di un gesto irresponsabile e provveda alla nomina di Cecilia Guerra a ministra delle pari opportunità. Se lei non vuole fare un passo indietro, se lei ci tiene davvero, faccia un salto di qualità: provveda all’istituzione di un ministero per i diritti delle donne, si riconosca che per un paese civile e democratico è irrinunciabile (in una situazione come quella attuale dell’Italia), l’esistenza di un ministero dedicato, che, per funzionare per davvero, dovrebbe essere anche dotato di portafoglio.
Se questo governo è stato in grado di riconoscere l’importanza della nomina di una ministra dell’integrazione per affrontare in maniera adeguata il crescente razzismo, perché non è altrettanto in grado di riconoscere la necessità di una ministra per affrontare efficacemente il sessismo e la violenza di genere? Non si possono cercare scuse, non ci si può nascondere dietro un dito. Non bastano persone competenti, devono essere dotate dei poteri adeguati, e godere di tempo e risorse sufficienti per portare avanti un’azione concreta e di lungo termine, e di concerto con la società civile.
Per questo chi lavora sul territorio, chi sa cosa significa violenza strutturale sulle donne, Le chiede di fare un atto di responsabilità, non solo nominando la stessa Ceclia Guerra ministra delle pari opportunità ma dotando questo Paese di un vero ministero per i diritti delle donne con portafoglio che sia all’altezza della situazione.
Grazie,
Luisa Betti e Barbara Spinelli
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