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Lenta, ma inesorabile… (a volte). Paradossi del “pianeta” giustizia

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Paradossi del pianeta giustizia italiana. Un uomo di 48 anni, di Monte Urano, vicino Fermo, viene scoperto alla guida della sua automobile in stato di ebbrezza. Inevitabile, la denuncia, il sequestro della patente, l’avvio di un procedimento, come la legge prevede. Il paradosso sta nel fatto che si sta parlando di un episodio accaduto nel 2007; e la giustizia ha presentato il suo conto sei anni dopo. In considerazione del tempo trascorso e del fatto che per fortuna il guidatore non ha fatto danni di sorta a persone e cose, chiede che il suo assistito sia affidato in prova ai servizi sociali. Ma il magistrato di sorveglianza è di diverso avviso, non accoglie la richiesta e contestualmente dispone la detenzione domiciliare, emettendo il mandato di cattura. Così, dopo le formalità di rito, l’uomo, all’epoca 42enne, è stato arrestato dai carabinieri di Monte Urano e accompagnato presso la propria abitazione, nella quale resterà rinchiuso per 10 giorni.

Contemporaneamente, a Bari un’altra storia che lascia perplessi. Due coniugi cinesi, gestori di un negozio di abbigliamento, aspettano da oltre un anno che cominci il processo a loro carico per detenzione di droga; il giudizio non può svolgersi perché il Tribunale di Bari non riesce a trovare un interprete qualificato. Tre udienze fissate negli ultimi dodici mesi sono state tutte rinviate, e sempre per lo stesso motivo. Ora il processo è stato aggiornato al 22 ottobre, quando è previsto l’esame dei due imputati; naturalmente se il Tribunale riuscirà a trovare un traduttore.

Piccoli episodi, si dirà; e a ragione: sono davvero “piccoli”, ma ugualmente emblematici di come può funzionare (si fa per dire), la giustizia italiana


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