Quando sabato scorso Roberto Calderoli, in un comizio a Treviglio ha definito il ministro Cécile Kyenge un orango ho pensato che la misura fosse colma e ho lanciato una petizione online. Le firme raccolte dalla mia petizione (circa 30mila, anche grazie al contributo di Khalid Chaouki, giornalista e deputato del Pd, a cui ho segnalato la cosa su Twitter) sono confluite in quelle della petizione di Articolo21, perché l’obiettivo era lo stesso e Change.org ha giustamente deciso di lasciare due appelli separati e di unire le firme, arrivate mentre scrivo a 150mila. La misura è colma perché il movimento fondato da Umberto Bossi nel 1989, l’anno prossimo compirà 25 anni. Sono 25 anni che questi nazisti in camicia verde vomitano il proprio odio per tenere insieme l’elettorato che, dopo lo scandalo Lega e l’arresto del tesoriere Belsito, evidentemente deve avere bisogno di motivazioni forti per continuare a seguire il partito. In questo quarto di secolo dirigenti del Carroccio come Umberto Bossi, Mario Borghezio, Roberto Calderoli e Matteo Salvini hanno spesso usato l’arma del razzismo per denigrare avversari politici e per delineare la politica del partito. Salvo poi scusarsi e rimangiarsi tutto, anche quando il danno era ormai fatto. Come nel febbraio del 2006, quando Calderoli, allora ministro per le Riforme, durante la trasmissione “Porta a Porta” indossa una maglietta con una vignetta su Maometto: 11 morti a Bengasi per le proteste di piazza davanti al consolato italiano. In questi 25 anni gli obiettivi delle sparate razziste sono stati gli italiani del Sud, gli immigrati, i musulmani, i rom, soprattutto nelle occasioni di piazza, durante i comizi in cui la Lega parla alla pancia del partito. Credo che l’opinione pubblica e i media finora siano stati troppo indulgenti, minimizzando l’intolleranza padana e riducendo a folklore il razzismo. La Lega è un partito razzista, non per i fatti degli ultimi giorni, ma perché lo ha dimostrato nel corso di 25 lunghi anni della Storia italiana. Non credo molto nelle petizioni online, ma questa volta ho pensato che l’obiettivo fosse molto preciso e che raccogliere qualche migliaio di firme potesse far capire ai leghisti che è ora di smetterla. Quelle dichiarazioni sono incompatibili con chiunque ricopra la carica di vicepresidente del Senato, sono incompatibili con la politica. Il razzismo non può essere considerato un’opinione. Le firme sono appena arrivate a 150mila, vuol dire che la misura è colma non soltanto per me.